Un fenomeno climatico significativo
Il fenomeno della “neve rossa” è emerso recentemente come un aspetto distintivo di alcune nevicate in montagna, dovuto principalmente all’arrivo di polveri sahariane. Queste polveri, trasportate dai venti caldi dello scirocco e del libeccio, si depositano sulla neve, alterandone la composizione e accelerando il processo di fusione. Studi recenti hanno evidenziato come queste particelle, nonostante la distanza, possano viaggiare fino a regioni lontanissime come la Foresta Amazzonica. La presenza di queste polveri è stata confermata da dati recenti, per esempio, a Fregabolgia, dove lo spessore della neve è sceso significativamente da 237 a 191 cm in soli dieci giorni.
Neve e clima negli ultimi anni
Gli ultimi anni hanno visto una variazione notevole nelle condizioni nevose delle montagne. Le ultime stagioni invernali sono state segnate da una scarsa precipitazione e da una disponibilità idrica ridotta durante l’estate a causa del rapido scioglimento della neve. Tuttavia, nevicate significative a inizio anno hanno riportato le alture a un aspetto più tradizionalmente invernale. La “Cima Research Foundation” ha riportato che, mentre le aree di alta quota hanno beneficiato di queste nevicate, le zone medio-basse hanno sofferto di un innevamento inferiore, con l’inverno più caldo registrato da quando si effettuano le misurazioni.
Cambiamenti documentati e impatti idrici
Un confronto fotografico alla diga del Barbellino ha mostrato una diminuzione dell’innevamento rispetto all’anno precedente. Analizzando gli ultimi dieci anni, è emerso che il livello dell’acqua nell’invaso e l’accumulo di neve sono stati particolarmente scarsi due anni fa. Questi dati evidenziano le sfide poste dal cambiamento climatico e l’impatto sulla gestione delle risorse idriche montane.
Rischi e sicurezza in montagna
Parallelamente agli effetti sul paesaggio e sul clima, vi è un aumento dei pericoli in montagna, come evidenziato dal bollettino di Arpa Lombardia. Il rischio valanghe, valutato a livello 3 su una scala di 5, sottolinea una situazione di pericolo, in particolare nei pendii esposti a nord oltre i 3.000 metri. Il manto nevoso, sebbene si consolidi per il rigelo notturno, tende a indebolirsi rapidamente durante le ore più calde del giorno, aumentando il rischio di valanghe spontanee.
Conclusione
Questi fenomeni interconnessi riflettono la complessità delle interazioni tra clima, ambiente montano e sicurezza. L’arrivo delle polveri sahariane e i cambiamenti climatici rappresentano sfide significative per la gestione delle risorse naturali e la sicurezza in montagna, richiedendo una vigilanza costante e una maggiore consapevolezza ambientale.