Nell’estate appena trascorsa, Bergamo ha registrato il peggior inquinamento da ozono in Lombardia, con 72 giornate oltre il limite consentito. La situazione desta preoccupazione soprattutto per la salute pubblica, con Legambiente che denuncia come il problema sia spesso sottovalutato. Gli esperti chiedono interventi più incisivi per abbattere le emissioni di inquinanti precursori dell’ozono, come il metano, principale responsabile della formazione di questo gas tossico durante la stagione estiva.
L’ozono, un inquinante che si forma in presenza di luce solare intensa, è legato allo smog fotochimico e causa gravi danni all’apparato respiratorio. Le Nazioni Unite stimano che l’ozono sia responsabile di un milione di morti all’anno per malattie respiratorie in tutto il mondo. In Pianura Padana, l’alto tasso di traffico e la concentrazione di allevamenti intensivi contribuiscono alla formazione di questo gas nocivo. In particolare, il metano, rilasciato principalmente dal settore agricolo, è un precursore dell’ozono e un potente gas serra.
La Lombardia si distingue come uno degli hotspot europei per l’inquinamento da ozono, soprattutto a causa delle elevate emissioni di metano legate all’agricoltura. Le emissioni di questo gas sono aumentate del 6% tra il 2010 e il 2021, con 235.000 tonnellate rilasciate nel 2021. Mentre altri precursori dell’ozono hanno visto una riduzione delle emissioni, il metano continua a rappresentare una sfida significativa.
Bergamo, insieme a Brescia e Lecco, è tra le città lombarde più colpite dall’inquinamento estivo da ozono, in parte a causa della sua posizione pedemontana, dove le masse d’aria inquinata dalla Pianura Padana si accumulano. Questo fenomeno è diverso rispetto all’inquinamento invernale, che colpisce maggiormente la bassa padana per via dell’inversione termica. Solo la città di Sondrio ha mantenuto sotto controllo i picchi di ozono durante l’estate.