Turni massacranti e risorse al limite: la quotidianità dentro le Rsa
Le attività educative si riducono a gesti minimi a causa della scarsità di tempo e personale
Nelle residenze sanitarie assistenziali, il lavoro si svolge in costante emergenza organizzativa, con personale educativo e sanitario ridotto all’essenziale. Ogni figura professionale si trova a gestire un numero elevato di anziani, spesso affetti da patologie neurodegenerative come la demenza. Le giornate sono scandite da attività di gruppo al pomeriggio e tentativi di cura individuale nelle ore mattutine, con nuclei che arrivano a contenere otto o dieci ospiti per operatore. Questo rende impossibile garantire un’assistenza realmente personalizzata.
Mancano gli operatori e chi può cambia settore
Le Rsa perdono personale a vantaggio degli ospedali dove la paga è leggermente migliore
La carenza di Oss e altre figure sanitarie rappresenta una delle principali criticità del settore. Molti operatori scelgono di lavorare negli ospedali, attratti da condizioni contrattuali e retributive più vantaggiose. In questo contesto, le Rsa faticano a garantire servizi adeguati, e il carico di lavoro ricade su pochi dipendenti, che devono far fronte sia all’assistenza diretta sia agli adempimenti burocratici imposti dalla normativa regionale.
Compensi troppo bassi per un lavoro ad alta responsabilità
Le retribuzioni nette mensili sono lontane dalla complessità del servizio reso
Gli operatori sociosanitari percepiscono stipendi netti di circa 1.100 euro al mese, mentre educatori e infermieri professionali si attestano attorno ai 1.400 euro mensili, nonostante la presenza di una laurea e l’assunzione di importanti responsabilità. La sproporzione tra l’impegno fisico ed emotivo richiesto e la remunerazione ricevuta alimenta un senso di frustrazione che cresce di mese in mese, soprattutto nelle strutture private aderenti ad associazioni come Aris e Aiop.
Scioperi e mobilitazioni per chiedere dignità lavorativa
Il disagio si trasforma in protesta: lavoratori delle Rsa scendono in piazza
A fronte di questa situazione sempre più critica, il personale delle Rsa private ha aderito allo sciopero nazionale del 22 maggio. La mobilitazione ha coinvolto dipendenti sia di strutture a ispirazione religiosa sia laiche, uniti nella richiesta di contratti più equi e condizioni di lavoro sostenibili. Anche le figure non riconosciute come “essenziali”, come gli educatori, hanno scelto di partecipare, denunciando l’impossibilità di garantire un’assistenza dignitosa nelle condizioni attuali.