Boss della mafia nigeriana scoperto a lavorare in azienda a Bergamo

Rivelazione della Dia: boss della mafia nigeriana lavorava in un'impresa di materiali ferrosi a Bergamo

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Un dettaglio sorprendente è emerso dall’ultima relazione semestrale della Direzione Investigativa Antimafia (Dia), che riguarda i primi sei mesi del 2023. Tra i passaggi più significativi, la relazione rivela che un presunto boss della mafia nigeriana risiedeva a Bergamo e lavorava in un’azienda locale specializzata nel trattamento di materiali ferrosi. Il soggetto in questione è stato identificato come un membro di spicco del culto criminale “Eiye Confraternity”, con il ruolo di World Ebaka, ovvero capo nazionale.

Un boss sotto copertura

Il boss, residente nella provincia di Bergamo, possedeva un permesso di soggiorno per protezione speciale ottenuto con un’identità falsa. L’inchiesta ‘Birdman’ della Polizia di Stato di Torino, culminata il 28 marzo con l’arresto di 16 affiliati al cult “Eiye Confraternity”, ha rivelato che questo individuo era direttamente coinvolto nella gestione dello spaccio di droga, nelle nuove affiliazioni e nel mantenimento delle rigide regole interne dell’organizzazione.

Il culto “Eiye Confraternity”

L’“Eiye Confraternity” è uno dei culti criminali nigeriani più potenti, il cui simbolo è un rapace mitologico rappresentato mentre cattura una preda o tiene un cranio umano tra gli artigli. Le operazioni di questo culto si estendono fino all’Italia, dove ha creato una rete di traffico di stupefacenti e altre attività illecite. Il coinvolgimento di un boss residente a Bergamo evidenzia la pervasività di questa organizzazione criminale sul territorio italiano.

Altre operazioni della Dia

Nella relazione della Dia, il nome di Bergamo appare ripetutamente, con riferimenti ad altre operazioni di polizia svolte nella prima metà del 2023. Il 27 giugno sono stati arrestati 15 membri di un’organizzazione criminale dedita al traffico transnazionale di hashish e marijuana, con distribuzioni che coinvolgevano Milano, Monza-Brianza, Bergamo e Cremona. Le indagini hanno svelato l’uso di piattaforme di messaggistica criptata, denominate ‘criptofonini’, per evitare intercettazioni.

Interdittive per infiltrazioni criminali

La relazione della Dia menziona anche un’interdittiva emessa dalla Prefettura nei confronti di un’altra impresa del territorio, sospettata di infiltrazioni mafiose. Queste misure sono fondamentali per contrastare la presenza delle organizzazioni criminali nel tessuto economico locale, proteggendo le imprese legali da interferenze malavitose.

L’inchiesta della Dia ha messo in luce come la mafia nigeriana, ed in particolare il culto “Eiye Confraternity”, sia profondamente radicata in Italia, con ramificazioni che si estendono fino a Bergamo. La scoperta che un boss mafioso lavorasse in una ditta locale dimostra la complessità delle infiltrazioni criminali nel paese. La continua attenzione delle forze dell’ordine è cruciale per smantellare queste reti e garantire la sicurezza del territorio.

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