Il calo dell’export colpisce anche le imprese bergamasche

I dati e l'analisi della Cna della Lombardia nel Quarto Focus sull'andamento dell'economia regionale, realizzato dal Centro Studi Sintesi

Cna Lombardia

Export con il segno rosso in Lombardia nel primo trimestre di quest’anno. solo Lodi (+14,3%) compie un balzo notevole, mentre Pavia (+0,5%) e Varese (+0,3%) resistono col segno più. In calo, invece, Brescia (-8,6%), Cremona (-8,4%), Lecco (-7,3%), Bergamo (-5,8%), Mantova (-5,5%), Como (-4,9%), Milano (-2,6%), Sondrio (-0,5%), Monza e Brianza (-0,1%).

Complessivamente la regione segna -3,4% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Quasi tutti i comparti fanno registrare segni negativi, in particolare metallurgia (-10,6%) e moda (-8,9%). si osservano dinamiche positive, invece, per agroalimentare (+3,7%) e meccanica (+1,5%).

Quello sull’export è il dato più preoccupante tra i numeri forniti da Cna Lombardia nel Quarto Focus sull’andamento dell’economia regionale, realizzato dal Centro Studi Sintesi.

“La Germania è il 12,3% dell’export lombardo e il fatto che il valore aggiunto del manifatturiero tedesco sia in flessione da tre trimestri mette a rischio anche la forza della manifattura lombarda – afferma il segretario di Cna Lombardia, Stefano Binda -. Non si può non notare come la flessione dell’export lombardo sia probabilmente collegata al fattore, propriamente geopolitico, della frenata tedesca: segnaliamo una performance molto negativa della metallurgia e della moda in generale.”

Imprese totali attive

Notizie confortanti giungono dal fronte delle imprese. A giugno 2024, si conferma il trend positivo del tessuto imprenditoriale lombardo, consolidando la recente traiettoria di crescita: si osserva infatti una crescita di quasi 1300 aziende rispetto a marzo 2024 e una crescita di circa 4000 aziende rispetto a dicembre 2019 (+0,5%), tendenza che riguarda edilizia, utilities e la galassia dei servizi. Dal punto di vista provinciale, rispetto a dicembre 2019, i migliori risultati sono stati ottenuti da Milano (+3,8%), Varese (+1,0%) e Monza e Brianza (+0,3%). Stabili Como (+0,0%) e Brescia (-0,1%), mentre perdono terreno Mantova (-7,6%), Sondrio (-4,7%), Cremona (-4,3%), Lodi (-3,9%), Pavia (-3,7%), Bergamo e Lecco (-1,6%).

Imprese artigiane

Timida ripresa anche per le imprese artigiane, che a giugno 2024 crescono di oltre 520 unità rispetto a marzo 2024 e in Lombardia si attestano complessivamente poco sopra quota 232mila. Tuttavia, tra fine 2019 e metà 2024 il numero di aziende si è ridotto di quasi 9.300 unità (-3,8%). In particolare, si nota la flessione del manifatturiero (-11,4%) e della logistica (-8,7%), mentre per i servizi alla persona e per le attività legate a settori tradizionalmente non artigiani si osserva un trend moderatamente positivo. Le province della bassa Lombardia sono quelle maggiormente colpite dalla flessione nel periodo giugno 2024 – dicembre 2019, con Mantova che registra la maggiore perdita percentuale di imprese (-11,3%), seguita da Cremona (-6,7%), Pavia (-6,6%) e Lodi (-5,7%). A seguire, Sondrio (-5,3%), Brescia (-5%), Bergamo (-4,5%), Como e Lecco (-3,7%), Monza e Brianza (-3,1%) e Milano (-2,6%). L’unico dato positivo riguarda Varese, che segna un incremento del +2,5%.

“Il numero complessivo delle imprese aumenta rispetto al 2019 ma bisogna fare attenzione alla sua composizione – afferma Binda -. Cresce il terziario, oltre all’exploit temporaneo dell’edilizia legato agli incentivi, ma soprattutto guardiamo con preoccupazione al calo del manifatturiero nell’artigianato.”

Imprese totali attive

Nel primo trimestre del 2024 continuano a emergere dati positivi per l’occupazione, che registra un incremento di oltre 53.000 unità (+1,2%) rispetto allo stesso periodo del 2023. Questo aumento è principalmente attribuibile ai tassi di crescita positivi osservati nell’agricoltura (+4,9%) e negli altri servizi (+4,1%), in grado di compensare il calo occupazionale nei settori dell’industria (-1,9%), del commercio (-1,5%) e delle costruzioni (-0,9%).

Prestiti alle aziende

La stretta creditizia alle imprese continua senza segnali di arresto, con una flessione del 3,6% a marzo 2024 rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. Il calo dei prestiti ha colpito in particolare i settori delle costruzioni e dell’industria, nonché le piccole imprese, che hanno visto una contrazione del 10,3%. Per quanto riguarda i tassi di interesse, a maggio 2024 il tasso medio applicato ai nuovi prestiti fino a 1 milione di euro si è stabilizzato al 5,72%, segnando un incremento di 0,58 punti percentuali rispetto a un anno fa. Per i prestiti superiori a 1 milione di euro, il tasso medio ha raggiunto il 5,14%, con un aumento di 0,62 punti percentuali in dodici mesi. A livello territoriale, tutte le province lombarde risentono della situazione: Sondrio segna la flessione più marcata (-11,9%), seguita da Varese (-11,5%), Pavia (-9,8%), Brescia (-9%), Como (-8,1%), Bergamo (-6,8%), Lecco (-6,5%), Monza e Brianza (-3,9%), Cremona (-3,6%), Milano (-0,9%) e Mantova (-0,8%). L’unica provincia che mostra un trend positivo rispetto al 2023 è Lodi (+6,7%).

“Molto pesante è la stretta creditizia – dichiara il Presidente di CNA Lombardia Giovanni Bozzini -. In un anno, nel complesso, è aumentata del 3,6%. Il tasso medio applicato a prestiti di importo pari o superiore al milione è aumentato sensibilmente, di un altro 0.58% in un anno.”

Inflazione

I numeri relativi all’inflazione in Lombardia risultano stabili, con un incremento dello 0,8%, dovuto alla flessione dei prezzi dei beni energetici, rispetto al +7,9% registrato nel 2023. Nel primo semestre del 2024, la dinamica dei prezzi è guidata dai servizi ricettivi e ristorazione (+3,9%), mentre si consolida il ridimensionamento dei prezzi nella categoria abitazione, acqua, energia (-8,1%). Le uniche province lombarde a superare la soglia regionale rispetto al 2023 sono Lecco (+1,2%), Milano (+1,1%) e Como (+0,9%). Poco sotto la media si trovano Lodi (+0,7%) e Mantova (+0,7%), mentre le restanti province Bergamo, Brescia, Cremona, Pavia e Varese si attestano tra il +0,4% e il +0,3% (Monza e Brianza e Sondrio dati non raccolti).

“Più incoraggianti i dati sull’inflazione, che resta stabile e anzi vede una situazione migliore sui comparti acqua, abitazione ed energia – conclude Bozzini -. Potremmo essere alla vigilia di una fase nuova, e bisognerà capire quanto essa favorirà una maggiore fiducia dei consumatori oppure essa sia il risultato di una parziale frenata dei consumi su alcuni segmenti di spesa”.

La situazione in provincia di Bergamo

La provincia di Bergamo, dunque, è tra quelle lombarde che più soffrono della frenata dell’economia nazionale e regionale. L’export con -5,8% fa il quarto peggior risultato in Lombardia.

Il calo delle imprese attive qui è però più attenuato (-1,6%), con quelle artigiane in flessione però del 4,6%.

Incertezze che si riflettono anche sulla stretta del credito, con una contrazione che a Bergamo è del -6,8%. Il costo della vita segna una frenata e si attesta sotto lo 0,4%.

PIL e la crisi della Germania

Le proiezioni aggiornate per la Lombardia delineano dunque nel 2024 una crescita economica leggermente superiore all’anno precedente con un PIL che fa segnare +1,1%; tale tendenza dovrebbe ulteriormente consolidarsi nel 2025, con un PIL in aumento di 1,5%. Nel 2024 sempre la crescita economica regionale dovrebbe far registrare un +6,7% rispetto al dato pre-pandemico, a fronte di un +4,4% atteso in ambito nazionale. Resta evidente come lo stallo dell’economia tedesca costituisce un fattore di rischio per le prospettive di crescita lombarde e nazionali. In Germania il PIL 2023 ha fatto segnare un -0,3% e le prospettive per l’anno in corso non sono affatto positive (+0,1%). Preoccupa, in particolare, la flessione del valore aggiunto manifatturiero tedesco, che dura da tre trimestri consecutivi (-4,7%) nel primo trimestre 2024. Tale evidenza va interpretata alla luce del fatto che la Germania rappresenta il 12,3% dell’export lombardo.

“Abbiamo sensazioni per così dire tiepide – sottolinea il presidente di Cna Lombardia Giovanni Bozzini -. Tre mesi fa avevamo parlato di “tenue” crescita. Sembra che le cose stiano migliorando, anche sul fronte del PIL e dei consumi. Ma gli investimenti sono sempre molto in frenata rispetto al biennio precedente”.

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