A Bergamo, gli effetti devastanti del cambiamento climatico si sono fatti sentire lo scorso 9 settembre, quando l’esondazione dei torrenti Morla e Tremana ha allagato abitazioni, negozi e imprese. La causa principale di questi allagamenti, secondo Diego Finazzi, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Bergamo, risiede nelle opere idrauliche obsolete, progettate decenni fa e non più adatte alle nuove condizioni climatiche.
Come riporta Bergamonews, molte delle opere presenti in città, come le fognature e i corsi d’acqua interrati, sono stati realizzati tra gli anni ’50 e ’80, basandosi su curve pluviometriche ormai superate. Queste curve indicano la relazione tra intensità e durata delle piogge in un determinato periodo, ma il cambiamento climatico ha alterato radicalmente questi parametri. Le variazioni climatiche degli ultimi decenni hanno portato a precipitazioni sempre più intense e imprevedibili, che le vecchie infrastrutture non sono in grado di gestire.
Finazzi sottolinea che, sebbene siano stati costruiti nuovi manufatti, come le vasche di laminazione, utili per contenere le piene, il problema resta legato alla difficoltà di manutenzione delle opere idrauliche, soprattutto a causa della loro ubicazione sotterranea. Inoltre, il mancato senso civico della popolazione, che utilizza i corsi d’acqua come discariche, complica ulteriormente la gestione delle acque.
Un altro fattore che aggrava la situazione è la crescente impermeabilizzazione del suolo. Come spiega Giuseppe Mazzoleni, vicepresidente dell’Ordine degli Ingegneri e residente in una delle zone più colpite dal nubifragio del 9 settembre, la trasformazione dei terreni in aree edificabili impedisce all’acqua di essere assorbita dal suolo, indirizzandola verso fognature progettate per condizioni climatiche ormai superate. Questo contribuisce a rendere più violenti gli allagamenti.
Anche Emanuele Minicuci, architetto paesaggista, conferma che il cambiamento climatico ha portato il nostro clima a somigliare sempre più a quello tropicale, con piogge intense e concentrate in poche ore. Per Minicuci, è fondamentale adattare la rete di drenaggio a queste nuove condizioni, ma per farlo sono necessarie risorse significative.
Nel frattempo, i residenti delle zone colpite cercano di arginare come possono i danni delle alluvioni. Nelle vie più devastate, come via Baioni e via Maironi da Ponte, la protezione civile ha posizionato sacchi di sabbia per cercare di proteggere le abitazioni, mentre i cittadini hanno aperto i tombini per far defluire l’acqua.