Emergenza medici nei Pronto soccorso lombardi: la professione non attira più
La situazione dei Pronto soccorso in Lombardia è sempre più critica. Su 181 posti per la specializzazione in emergenza-urgenza, solo 47 sono stati coperti, lasciando vuoto il 74% delle posizioni. Questo significa che appena un posto su quattro è stato assegnato, evidenziando un disinteresse crescente tra i giovani medici per questa specializzazione. Negli ultimi anni, i numeri sono peggiorati costantemente, sollevando gravi preoccupazioni per il futuro del servizio di emergenza.
Motivazioni economiche e lavorative alla base del problema
Secondo Stefano Magnone, segretario regionale del sindacato Anaao-Assomed Lombardia, il problema è duplice. Da un lato, i medici di emergenza-urgenza non hanno la possibilità di esercitare la libera professione, limitando le loro opportunità di guadagno. Dall’altro, le condizioni lavorative nei Pronto soccorso sono diventate insostenibili. Strutture piccole e sotto-organizzate non attraggono più i professionisti, portando Magnone a proporre la chiusura dei Pronto soccorso minori, spesso ridotti a semplici “ambulatori rinforzati”.
Questa proposta, però, potrebbe creare problemi in aree geografiche isolate, come la Bergamasca, dove i piccoli centri necessitano di un accesso immediato alle cure d’emergenza. La chiusura dei piccoli Pronto soccorso in queste zone potrebbe rivelarsi controproducente, compromettendo la qualità dell’assistenza sanitaria.
Il flop dei concorsi nelle università lombarde
I dati confermano il disinteresse per questa specializzazione. A Brescia, su 21 posti disponibili, solo uno è stato assegnato, pari al 4,8%, una delle percentuali più basse della regione. Anche altre università lombarde non se la cavano meglio: Milano Bicocca ha assegnato il 66,7% dei posti, Pavia il 29,6%, mentre l’Università Statale di Milano ha coperto solo il 20,8% dei posti disponibili. Humanitas ha toccato appena il 9,5%, e il San Raffaele il 20%. La situazione appare critica, con un’emergenza che si allarga a tutta la rete ospedaliera.
Proposte per fermare il declino della professione
Il sindacato Anaao-Assomed ha avanzato alcune soluzioni per tentare di risolvere questa crisi. Una di queste prevede la revisione della rete ospedaliera, con un potenziamento della rete territoriale per gestire meglio i pazienti cronici e concentrare i pazienti acuti negli ospedali multispecialistici. Inoltre, Magnone sottolinea la necessità di una gestione più efficace del settore privato, che spesso “filtra” i pazienti, limitando l’efficienza del servizio pubblico.