Danni del maltempo: l’esperto avverte sui rischi dell’edificazione

La costruzione eccessiva e l'impermeabilizzazione del suolo sono tra le cause principali dei disastri legati al maltempo, secondo l’ingegner Claudio Merati

L’ingegnere Claudio Merati, ex direttore della sede di Bergamo dell’Ufficio territoriale regionale e già a capo del Genio Civile, ha commentato con amarezza ma senza sorpresa i recenti disastri causati dal maltempo. “Ce l’aspettavamo”, ha affermato a L’Eco di Bergamo, sottolineando come il territorio sia diventato sempre più fragile a causa della continua costruzione e impermeabilizzazione del suolo, una pratica che aumenta esponenzialmente il rischio di inondazioni e piene dei fiumi.

Secondo Merati, l’edificazione modifica drasticamente il percorso dell’acqua piovana, poiché su un terreno edificato la quantità di acqua che raggiunge i corsi fluviali è 5,5 volte superiore rispetto a un terreno naturale. L’acqua, non più assorbita dal suolo, si accumula nei fiumi come il Brembo e il Serio, causando piene devastanti. Il reticolo idrografico, rimasto invariato, non è in grado di gestire tali quantità d’acqua in un territorio urbanizzato.

Il cambiamento climatico aggrava ulteriormente questa situazione, con piogge più intense e frequenti che sovraccaricano un sistema idrico già compromesso. Merati evidenzia che la combinazione tra impermeabilizzazione del suolo e aumento delle precipitazioni crea una situazione di rischio costante, mettendo in pericolo sia l’ambiente che le aree urbane circostanti.

Anche le modalità di costruzione sono sotto accusa. Le costruzioni con piani interrati, come cantine e garage, sono particolarmente vulnerabili alle esondazioni. Merati sostiene che il consumo di suolo non deve essere evitato solo per motivi estetici, ma soprattutto per prevenire i rischi che tali edifici comportano in caso di alluvioni.

Per risolvere il problema, Merati propone una serie di misure. La prima e più urgente è quella di smettere di costruire, privilegiando il recupero delle strutture esistenti. È necessario inoltre applicare rigorosamente le norme sull’invarianza idraulica e idrologica, che prevedono la creazione di sistemi per filtrare l’acqua nel sottosuolo o accumularla in vasche di laminazione, riducendo così l’impatto delle nuove costruzioni. Sebbene queste misure non risolvano completamente i problemi attuali, possono contribuire a diminuire i rischi futuri.

Secondo l’ingegnere, la situazione è destinata a peggiorare. “Non è un rischio, è una certezza”, conclude Merati, avvertendo che eventi simili si ripeteranno, colpendo altre aree con altrettanta violenza. Solo un cambiamento radicale nella gestione del territorio potrà limitare i danni provocati da un clima sempre più imprevedibile.

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