Nel febbraio 2020, una tragica escursione notturna in motoslitta sul Monte Pora costò la vita a Flamur Krasniqi, un consulente svizzero di 41 anni. L’uomo perse il controllo del mezzo e si schiantò contro un palo, non indossando né casco né maschera protettiva. A processo è finito l’accompagnatore, accusato di omicidio colposo. La Procura ha chiesto due anni di reclusione, sostenendo che la responsabilità del sinistro sia legata a negligenza e imprudenza dell’imputato.
La vittima, desiderosa di ripetere la gita effettuata nel pomeriggio insieme ai colleghi, decise di fare un secondo giro dopo cena con una guida e un altro partecipante. Tuttavia, a differenza della prima escursione, non fu tenuto un briefing prima della partenza e Krasniqi non indossava il casco, elemento ritenuto determinante dall’accusa. L’incidente avvenne di notte, con condizioni ben diverse rispetto a quelle del pomeriggio: la neve era ghiacciata e la visibilità limitata. Secondo l’accusa, l’accompagnatore non vigilò adeguatamente e si allontanò dagli altri due partecipanti, aumentando il rischio dell’escursione.
La difesa, invece, ha sostenuto che Krasniqi agì autonomamente, mostrando una certa esperienza nelle escursioni in motoslitta, e che le condizioni della pista non erano particolarmente pericolose. L’avvocato dell’imputato ha sottolineato come le uscite notturne siano tra le più richieste per il loro fascino e che la serata fosse illuminata dalla luna, riducendo i rischi legati alla scarsa visibilità. Inoltre, ha affermato che la consulenza che descriveva il tratto come pericoloso non era rappresentativa delle condizioni reali, poiché effettuata in un diverso periodo dell’anno.
L’udienza decisiva è fissata per il 30 ottobre, quando verranno presentate ulteriori prove per determinare la responsabilità dell’accompagnatore.