Dopo essersi sottoposta a un intervento chirurgico alla retina il 31 ottobre presso l’ospedale di Seriate, una donna di 50 anni di San Giovanni Bianco è stata costretta a guidare fino alla Val Seriana per ottenere un certificato di malattia. L’intervento, necessario a causa di una perforazione retinica dovuta a ipertensione, prevedeva giorni di riposo, ma la donna, dimessa senza certificato di malattia, si è trovata nell’impossibilità di ottenerlo in tempi rapidi.
Problemi e tentativi falliti per ottenere il certificato
Essendo il 31 ottobre un giorno prefestivo, la donna non è riuscita a contattare il proprio medico di base. Si è rivolta allora alla Guardia medica, contattando il numero unico di Continuità assistenziale che, rispondendo da Dalmine, le ha indicato la sede di Albino come la più vicina per rilasciare il certificato. Con sorpresa, ha scoperto che non era possibile rilasciare il certificato telematicamente, una limitazione che l’ha costretta a cercare alternative.
La signora ha provato a rivolgersi al Pronto soccorso di San Giovanni Bianco, ma qui le è stato detto che avrebbe dovuto attendere a lungo e probabilmente pagare la prestazione. La mattina seguente, ha ricontattato la Guardia medica della Val Brembana, ma nessun medico era disponibile nella zona. L’unica soluzione rimasta era recarsi personalmente ad Albino, a oltre 70 km di distanza.
Riflessioni sul sistema di Continuità assistenziale
Questo episodio mette in luce le criticità del servizio di Continuità assistenziale nelle valli bergamasche, dove la carenza di personale può costringere i pazienti a trasferte lunghe e scomode per ottenere documenti necessari. Le difficoltà riscontrate dalla donna evidenziano i limiti dell’attuale sistema di rilascio dei certificati, specialmente in giornate prefestive o durante i periodi di chiusura degli ambulatori medici locali.