Una richiesta di condanna a 23 anni di reclusione è stata avanzata dal pubblico ministero di Bergamo Guido Schininà nei confronti di Krystyna Mykhalchuk, 28 anni, accusata di omicidio volontario aggravato e di tre furti. La colf ucraina era al servizio di Rosanna Aber, la pensionata trovata morta dopo un volo dalla finestra del quarto piano di una palazzina in via Einstein, il 22 aprile 2022.
La dinamica del delitto e il movente secondo l’accusa
Secondo la Procura, si tratterebbe di un omicidio avvenuto per timore di denuncia. L’imputata avrebbe agito in modo istintivo per occultare i tre prelievi illeciti effettuati con il bancomat dell’anziana, dopo averlo sottratto. Questo scenario sarebbe legato alla paura che una denuncia potesse compromettere le pratiche per ottenere il permesso di soggiorno. Il delitto, pur non premeditato, viene ritenuto aggravato dal nesso teleologico e dall’abuso di relazioni domestiche, poiché la Mykhalchuk lavorava come domestica presso la vittima.
Dubbi sulle cause della caduta
Le circostanze della morte restano oggetto di dibattito. Per il pm, l’anziana era troppo debilitata per salire sul davanzale, escludendo ipotesi di suicidio o incidente domestico. La dinamica della caduta, avvenuta di schiena, è stata confermata anche da alcuni testimoni. Il pubblico ministero ha sottolineato come la Aber non avrebbe avuto la forza fisica né per buttarsi né per svolgere attività come pulire i vetri o le tapparelle.
Le versioni contraddittorie dell’imputata
A rendere la posizione della colf ancora più critica sarebbero state le sue dichiarazioni discordanti. In momenti diversi, Krystyna Mykhalchuk ha fornito versioni contrastanti sul luogo in cui si trovava al momento della caduta: prima ha affermato di essere in corridoio, poi in cucina, infine in un’altra stanza. Inoltre, avrebbe detto a un soccorritore di aver cercato di impedire alla Aber di buttarsi, senza successo. “Il problema delle menzogne è che bisogna ricordarle”, ha ironizzato il pm, rimarcando le incongruenze.
La richiesta di risarcimento e i prossimi passi
Oltre alla richiesta di condanna, la parte civile, rappresentata dall’avvocato Alessandro Zonca, ha avanzato una richiesta di risarcimento di 416.530 euro a testa per i due figli della vittima. Questo risarcimento potrà essere eventualmente discusso anche in sede civile.
La parola passerà ora alla difesa nell’udienza fissata per il prossimo 21 gennaio, quando la Corte d’Assise sarà chiamata a valutare se si sia trattato di suicidio, incidente o omicidio, come sostenuto dall’accusa.