Nuovi guai per il “boss” delle Autolinee: fermato senza documenti, avviato al rimpatrio

Il 59enne senegalese, noto come “Lo Zio”, è stato nuovamente fermato a Bergamo. Dopo vari arresti per spaccio, è stato trasferito in un Centro per il Rimpatrio

A Bergamo torna sotto i riflettori K.D., noto come “Lo Zio”, il 59enne senegalese considerato il “boss” dello spaccio nella zona delle Autolinee, vicino alla stazione. Figura nota alle forze dell’ordine e ai cittadini, è accusato di aver creato un giro di hashish e cocaina che alimenta la percezione di insicurezza e degrado in uno dei punti nevralgici della città.

I precedenti del “boss”

Quest’anno, K.D. è stato arrestato due volte per spaccio. La prima volta, è stato trovato in possesso di 17 palline di cocaina e gli è stato imposto il divieto di dimora a Bergamo e provincia, una misura poi revocata. Il secondo arresto, risalente a ottobre, è avvenuto quando il 59enne è stato sorpreso con droga, un bilancino di precisione e materiale per il confezionamento. Nonostante l’arresto sia stato convalidato, non sono state adottate misure restrittive.

Fermato senza documenti

L’ultimo episodio si è verificato martedì 3 dicembre, durante un controllo straordinario coordinato dalla Questura di Bergamo, con il supporto delle altre forze di Polizia. Questa volta, “Lo Zio” non aveva documenti con sé, violando le norme sull’immigrazione. Dopo l’identificazione da parte della sezione immigrazione, il 59enne è stato trasferito in un Centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr).

L’impatto sulla città

La presenza di K.D. nella zona delle Autolinee rappresenta da tempo un problema per studenti, pendolari e turisti che attraversano l’area. Il giro di spaccio e il degrado collegato alimentano l’insicurezza dei cittadini, rendendo la situazione insostenibile per le autorità locali.

Questo ennesimo intervento conferma l’impegno delle forze dell’ordine nel contrastare lo spaccio e garantire un maggior controllo del territorio. Tuttavia, il caso di “Lo Zio” sottolinea anche la complessità del problema, che richiede interventi strutturali e una maggiore collaborazione tra enti locali e istituzioni.

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