Bancarotta fraudolenta: arrestati 4 imprenditori e sequestrati 6 milioni di euro

Indagine della Guardia di Finanza: fondi pubblici dirottati su conti bulgari durante la pandemia.

fisco

La Guardia di Finanza di Bergamo ha portato alla luce un complesso sistema di frode che ha coinvolto otto persone, di cui quattro sono state arrestate. L’operazione, eseguita il 16 dicembre, è stata coordinata dalla Procura di Bergamo e ha svelato un’articolata rete di bancarotta fraudolenta, malversazione e associazione per delinquere. Le accuse riguardano anche l’uso improprio di finanziamenti pubblici destinati alle piccole e medie imprese in difficoltà durante la pandemia.

I dettagli dell’inchiesta

Tra il 2020 e il 2022, una società della bassa pianura bergamasca ha sfruttato il sistema dei finanziamenti pubblici, ottenuti grazie a garanzie statali, ma destinati a scopi illeciti. Invece di sostenere l’attività economica, i fondi sono stati trasferiti su conti bancari in Bulgaria e spesi in Italia tramite carte di credito emesse da istituti finanziari bulgari.

Le indagini hanno evidenziato operazioni dolose mirate all’impoverimento del patrimonio aziendale, con gravi danni per i fornitori e per l’erario. Prima del fallimento, la società aveva acquistato un capannone a un prezzo artificiosamente gonfiato, aggravando ulteriormente la situazione economica.

Un altro stratagemma illecito era basato sull’emissione di fatture false, con cui la società ha ottenuto ulteriori fondi trasferiti poi a società di factoring. Una delle persone coinvolte, comprendendo la gravità della situazione, ha lasciato il paese con l’aiuto dei complici, cercando di sfuggire alle indagini.

Le misure adottate

Oltre agli arresti, il Tribunale di Bergamo ha disposto il sequestro di beni per un valore di 6 milioni di euro, bloccando conti bancari e patrimoni intestati agli indagati. Questo intervento mira a recuperare i fondi sottratti allo Stato e tutelare le risorse pubbliche destinate alle imprese in difficoltà.

Le indagini proseguono per accertare il coinvolgimento di ulteriori persone e il pieno recupero delle somme trasferite all’estero. Il caso rappresenta un esempio di come le risorse pubbliche possano essere oggetto di frodi ben strutturate, sottolineando la necessità di controlli più rigorosi.

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