Un dibattito infuocato fin dall’inizio
La prima seduta del Consiglio delle Donne di Bergamo, convocata per oggi, martedì 14 gennaio, si svolge in un clima di tensione a seguito dell’ingresso nel Consiglio dell’associazione Pro Vita & Famiglia, già oggetto di contestazioni da parte del gruppo “Non Una di Meno”.
L’associazione transfemminista ha lanciato un appello alle altre realtà femministe e transfemministe presenti nell’organismo affinché dichiarino la loro incompatibilità con Pro Vita e ne chiedano l’estromissione. In risposta, Pro Vita ha annunciato la propria decisione di non partecipare alla seduta, definendo l’incontro privo delle condizioni necessarie per un dialogo sereno.
Il regolamento e le critiche di “Non Una di Meno”
Le tensioni trovano origine nell’Articolo 5 del Regolamento del Consiglio delle Donne, che disciplina l’ammissione delle associazioni. “Non Una di Meno” ha contestato il processo che ha portato all’ingresso di Pro Vita, sostenendo che la normativa offre margini per una valutazione delle richieste di adesione.
In una nota, il gruppo ha dichiarato: «Abbiamo sentito dire che il regolamento obbliga ad accettare la richiesta di accesso di Pro Vita se sottoscrive la Carta dei Principi e dei Valori. Come dire che se il lupo promette di non mangiare i vitellini gli si aprono le porte della stalla. Se fosse così, sarebbe un regolamento che nulla regola, ma in realtà prevede una valutazione da parte della presidente del Consiglio Comunale».
“Non Una di Meno” ha quindi chiesto agli altri gruppi di sostenere l’incompatibilità di Pro Vita con i principi del Consiglio, affermando: «Il Consiglio delle Donne è un tavolo istituzionale. Politica sarebbe invece la scelta di non opporsi all’ingresso di chi organizza picchetti antiabortisti fuori dagli ospedali e partecipa alle Messe riparative contro il Bergamo Pride».
La protesta di Pro Vita
In risposta, Pro Vita ha deciso di disertare la seduta come gesto di denuncia, accusando “Non Una di Meno” di fomentare un clima di intolleranza. L’associazione ha dichiarato: «È surreale e inquietante pensare che una donna debba necessitare della tutela della polizia per partecipare a un organo istituzionale di cui è componente e che è composto interamente da donne».
Secondo Pro Vita, le contestazioni sollevate dal gruppo transfemminista sono il risultato di una campagna di mistificazione e intolleranza. L’associazione auspica che il Consiglio possa ristabilire un clima di dialogo e difendere la dignità delle sue componenti. «Pro Vita & Famiglia ribadisce la totale legittimità della propria partecipazione al Consiglio e la piena disposizione a collaborare per promuovere la dignità della donna sul piano culturale e sociale».
Un Consiglio diviso e un futuro incerto
La questione dell’ammissione di Pro Vita resta al centro del dibattito, con accuse incrociate tra le associazioni e un clima sempre più teso. La presidente del Consiglio Comunale, Romina Russo, è chiamata a gestire una situazione delicata, cercando di bilanciare le posizioni contrapposte e garantire il corretto funzionamento del Consiglio delle Donne.