Truffa via WhatsApp a Gorle: finto figlio chiede 950 euro, 68enne smaschera il raggiro

Un uomo di 68 anni evita di cadere nella trappola rispondendo con una domanda che solo il vero figlio avrebbe saputo.

truffa

Torna l’allerta per le truffe via WhatsApp in Bergamasca, con un nuovo tentativo di raggiro avvenuto nel pomeriggio di lunedì 22 gennaio ai danni di un 68enne di Gorle. La tecnica, già segnalata in altre zone d’Italia, prevede che i malintenzionati si fingano un parente stretto, solitamente un figlio, per estorcere denaro con la scusa di un’emergenza improvvisa.

L’uomo ha ricevuto un messaggio da un numero sconosciuto, in cui un presunto figlio lo informava di aver perso telefono e documenti, chiedendo di annotare il nuovo numero. Dopo un tentativo di chiamata andato a vuoto, la conversazione è proseguita via chat. Il truffatore ha affermato di aver acquistato un nuovo telefono e di avere difficoltà ad accedere al conto bancario, chiedendo 950 euro per coprire la spesa.

I sospetti e la reazione

Inizialmente, il 68enne non ha avuto sospetti, credendo che il figlio fosse impegnato al lavoro e non potesse rispondere. Tuttavia, con il proseguire della conversazione, ha iniziato a nutrire dubbi, soprattutto quando il truffatore ha affermato di non poter geolocalizzare il telefono smarrito perché “scarico e spento”.

La svolta è arrivata quando l’uomo ha deciso di mettere alla prova il presunto figlio con una domanda specifica: “Dove dobbiamo andare venerdì?”, facendo riferimento a un appuntamento pianificato. Alla mancata risposta e alla successiva ricezione di un Iban per il bonifico, il 68enne ha capito di trovarsi di fronte a una truffa, bloccando il numero e contattando il figlio vero, che ha confermato di non avere alcun problema.

La denuncia e i consigli per difendersi

Dopo aver bloccato anche i propri conti bancari, l’uomo ha deciso di denunciare l’accaduto alla Polizia Postale, per segnalare il tentativo di frode e mettere in guardia altre potenziali vittime.

Le autorità invitano a prestare attenzione a messaggi sospetti, a non effettuare bonifici senza verifiche dirette e a contattare sempre i familiari attraverso i canali ufficiali, evitando di fornire dati personali o bancari.

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