L’autopsia condotta dal dottor Matteo Marchesi presso l’ospedale Papa Giovanni XXIII ha rivelato nuovi dettagli inquietanti sull’omicidio di Luciano Muttoni, il 58enne trovato senza vita nella sua abitazione di Ossanesga di Valbrembo. Secondo i primi esiti, la vittima non sarebbe deceduta immediatamente dopo l’aggressione subita la sera di venerdì 7 marzo, ma potrebbe aver agonizzato per oltre un giorno, fino al ritrovamento del cadavere la mattina di domenica 9 marzo.
Cause della morte e dinamica dell’aggressione
L’esame autoptico ha evidenziato gravi lesioni al capo e al collo, provocate da ripetuti calci, pugni e colpi inferti con il calcio di una pistola scacciacani. Le ferite più critiche sono state riscontrate sulla testa, con uno sfondamento della scatola cranica che ha portato al decesso. Tuttavia, secondo le prime analisi, Muttoni potrebbe essere rimasto in vita per diverse ore dopo l’attacco, come dichiarato dagli stessi aggressori: “Respirava ancora quando siamo andati via”.
Come sottolinea L’Eco di Bergamo, dall’autopsia non risultano segni evidenti di difesa, il che lascia spazio a diverse ipotesi: la vittima potrebbe non aver avuto la forza di reagire a causa delle sue precarie condizioni di salute, oppure uno dei due aggressori potrebbe averlo immobilizzato mentre l’altro lo colpiva. Un’ulteriore possibilità è che Muttoni abbia provato a proteggersi, ma che i colpi ricevuti non abbiano lasciato segni evidenti sugli avambracci e sulle mani.
Interrogatorio degli indagati e attesa per la decisione del gip
I due giovani arrestati, un bergamasco di 25 anni e un monzese di 24, hanno sostenuto l’interrogatorio di convalida del fermo davanti al giudice per le indagini preliminari Alessia Solombrino. Secondo le loro dichiarazioni, l’aggressione sarebbe scattata dopo un tentativo di difesa da parte di Muttoni, che sarebbe stato colpito con il calcio della pistola e poi preso a calci e pugni in volto quando era ormai a terra. L’accusa nei loro confronti è di omicidio aggravato dalla minorata difesa della vittima, dall’aver agito in più persone e dall’uso dell’arma come oggetto contundente. Inoltre, viene contestata l’aggravante del nesso teleologico, poiché l’omicidio sarebbe stato compiuto per completare un altro reato, ovvero la rapina. Se confermata, questa circostanza potrebbe comportare una condanna all’ergastolo.
Gli interrogatori, inizialmente previsti per il giorno successivo, sono stati anticipati a mercoledì 12 marzo e si sono svolti nel carcere di via Gleno, dove i due sono detenuti. Al termine delle audizioni, il gip ha preso tempo per decidere sulla convalida del fermo e sulle eventuali misure cautelari, riservandosi di comunicare la decisione entro oggi.
Funerali in forma privata
Terminata l’autopsia, il sostituto procuratore Letizia Ruggeri ha concesso il nullaosta per la sepoltura. La famiglia della vittima ha scelto di celebrare il funerale in forma privata, non nella sua abitazione a Ossanesga, ma presso la chiesa di Ognissanti, nel cimitero di Bergamo. La cerimonia è prevista per sabato 16 marzo, ma la conferma definitiva sulla data è attesa nelle prossime ore.