Trasporto pubblico, aperture dalle imprese ma dubbi sui costi a loro carico

Camera di Commercio e Confindustria frenano sull’ipotesi di contributi aziendali: «Dialogo sì, ma il servizio resti in capo al pubblico»

Potenziamento del trasporto pubblico locale (Tpl) e coinvolgimento delle imprese: il dibattito è aperto, ma le aziende bergamasche si mostrano caute. L’idea, lanciata dal direttore dell’Agenzia Tpl di Bergamo Marcello Marino, è quella di un sistema simile al modello francese del versement mobilité, in cui le imprese partecipano economicamente al finanziamento del servizio in base ai benefici ricevuti. Tuttavia, Camera di Commercio e Confindustria manifestano riserve sulla sostenibilità di un simile meccanismo in un contesto economico già fortemente sollecitato.

«Il trasporto deve restare a carico del pubblico», ha affermato Carlo Mazzoleni, presidente della Camera di Commercio di Bergamo, pur non escludendo un confronto costruttivo con aziende e mobility manager. «Va bene un tavolo di lavoro per migliorare il servizio e renderlo più flessibile – ha aggiunto – ma scaricare i costi del Tpl sulle imprese non è sostenibile». Solo in presenza di corse pensate per esigenze specifiche, si potrebbe ipotizzare un investimento mirato da parte delle aziende.

Un’apertura, ma con condizioni, è arrivata anche da Confindustria. Agostino Piccinali, presidente del Gruppo Meccatronici, ha sottolineato come le imprese siano già gravate da oneri legati al welfare aziendale, come asili nido, housing sociale, smart working e conciliazione famiglia-lavoro. «Se ci fosse un alleggerimento su altri fronti, se ne potrebbe parlare – ha spiegato – ma oggi è difficile pensare che le aziende possano farsi carico anche delle carenze infrastrutturali».

Dal fronte istituzionale, l’assessore alla Mobilità del Comune di Bergamo, Marco Berlanda, ha chiarito che non si tratta di chiedere un contributo “a prescindere”, ma legato a un servizio personalizzato. E cita esempi concreti già in essere: «Atalanta finanzia corse aggiuntive nei giorni di partita, e in passato anche centri commerciali hanno sostenuto il trasporto pubblico per facilitare l’accesso. Lo stesso fanno le aziende di trasporto private che non possono raggiungere Città Alta».

Il consigliere provinciale delegato ai Trasporti, Simone Biffi, ha ribadito la necessità di rendere il Tpl più attrattivo per le aziende, in particolare in vista di futuri cambiamenti demografici e della crescente domanda legata a lavoratori stranieri. «Serve un piano che renda il trasporto utile, efficace e desiderabile, altrimenti è difficile ottenere contributi».

I sindacati appoggiano l’idea di un’integrazione tra welfare aziendale e servizi pubblici, ma con attenzione alle modalità. «Siamo disponibili a lavorare su questo terreno, ma bisogna costruire un sistema equilibrato», ha detto Francesco Corna, segretario generale della Cisl Bergamo. Per Marco Toscano della Cgil, è fondamentale garantire «tariffe accessibili e orari compatibili con la domanda reale». Mentre Giacomo Ricciardi di Uil trasporti rilancia: «Serve una mappa chiara delle aziende potenzialmente interessate a corse dedicate ai lavoratori».

Il Tpl oggi è centrato sulla popolazione scolastica, ma il futuro impone una revisione che allarghi il bacino d’utenza, anche in ottica occupazionale. La redazione del nuovo Programma di Bacino e la prossima gara per l’affidamento del servizio rappresentano l’occasione per ridefinire obiettivi, investimenti e modelli di finanziamento. Ma senza un coinvolgimento pubblico strutturato, il rischio è quello di appesantire un tessuto produttivo già sotto pressione.

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