Dalle ex aree industriali ai nuovi poli universitari, passando per scuole, impianti sportivi e parchi urbani: Bergamo è al centro di un vero e proprio boom di bonifiche ambientali che sta rivoluzionando in profondità la salubrità del suolo urbano. Con oltre 54 interventi attualmente in corso e 104 bonifiche totali schedate dal 2005 ad oggi, il Comune punta a una città più sana e sostenibile, intervenendo su terreni contaminati da idrocarburi, metalli pesanti, gasolio e ammoniaca, soprattutto in corrispondenza di ex insediamenti industriali.
Le aree coinvolte rappresentano in molti casi snodi chiave del rinnovamento urbano: dall’ex Gres all’ex scalo ferroviario di Porta Sud, passando per l’ex Reggiani, l’area ChorusLife (ex Ote), l’ex sede Italcementi, l’ex Ismes e l’ex Accademia della Guardia di Finanza. Zone oggetto di progetti di rigenerazione urbana che, prima di accogliere abitazioni, spazi pubblici e servizi, devono essere completamente risanate.
Un’opportunità di trasformazione
«Le bonifiche non devono essere viste solo come risposta a un problema, ma come un’opportunità di rigenerazione urbana e ambientale», spiegano gli assessori Oriana Ruzzini (Ambiente) e Francesco Valesini (Urbanistica). «Rimuovere inquinanti dal suolo ha effetti diretti sulla salute pubblica e sull’ecosistema. Intervenire ora su contaminazioni che risalgono anche agli anni ’50 significa restituire qualità alla vita urbana».
Non si tratta solo di grandi progetti. Le bonifiche interessano anche spazi quotidiani, come scuole e impianti sportivi: nel 2024 sono già 14 le rimozioni di serbatoi interrati di gasolio, di cui la metà in edifici scolastici come il Polo Mazzi-Calvi, la Scuri, l’istituto Sacro Cuore e le Ex Canossiane. Un dato in netto aumento rispetto al 2020, quando le operazioni erano solo quattro.
Monitoraggi e protocolli complessi
Il Servizio Ecologia Ambiente del Comune, diretto dall’architetto Laura Maria Milanese, gestisce ogni sito attraverso monitoraggi continui, talvolta per oltre dieci anni. Alcune bonifiche si concludono in due anni, altre richiedono tempi molto più lunghi, con centinaia di documenti protocollati per ciascun intervento. Attualmente ci sono anche 18 monitoraggi ambientali attivi, in parallelo agli interventi di bonifica.
I casi più complessi
Oltre alle ex aree produttive, l’attenzione si concentra anche sulle vecchie pompe di benzina dismesse (otto i siti in corso di risanamento) e sui cantieri infrastrutturali come il collegamento ferroviario per Orio al Serio, che impongono approfondite analisi di impatto ambientale.
In ciascun caso, il livello di bonifica varia in base alla destinazione d’uso: se si tratta di futuri parchi, abitazioni o scuole, le soglie di inquinamento ammesse sono molto più severe rispetto ad aree industriali. Questo comporta operazioni di risanamento più complesse e costose, ma fondamentali per una vera tutela della salute.
Verso una nuova cultura urbana
Grazie anche ai fondi Pnrr, molti interventi sono stati accelerati. E dietro ogni bonifica, sottolinea la funzionaria Sara Bertuletti, «c’è una città che cambia, che riconosce i propri limiti del passato e si evolve in chiave ecologica e sostenibile». Una trasformazione che impone maggiore consapevolezza collettiva e che pone la qualità del suolo al centro del dibattito pubblico.