Le liste d’attesa nella sanità pubblica italiana sono tornate al centro del dibattito dopo le dichiarazioni della premier Giorgia Meloni, che ha puntato il dito contro le Regioni, responsabili della gestione operativa dei fondi stanziati dal governo. Un tema che riguarda da vicino anche la sanità bergamasca, come evidenziato dal dottor Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo.
Le risorse ci sono, ma vanno gestite meglio
Secondo Marinoni, il problema delle liste d’attesa non dipende solo dalla mancanza di fondi, ma soprattutto da una gestione inefficiente delle risorse esistenti. “Il budget sanitario nazionale è fissato a 145,6 miliardi di euro entro il 2030, ma è finanziato tramite fiscalità generale, quindi non si può incrementare senza aumentare le tasse o ridurre altre spese”, spiega Marinoni a Bergamonews.
Inoltre, c’è un altro aspetto da considerare: 45 miliardi di euro vengono spesi ogni anno dai cittadini per prestazioni sanitarie non coperte dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN). Un dato che evidenzia le carenze del sistema pubblico e il ricorso crescente al privato o all’assicurativo.
Il ruolo delle Regioni: organizzare i servizi
Se il governo stanzia i fondi, alle Regioni spetta il compito di organizzare l’erogazione dei servizi, stabilendo priorità e definendo le liste d’attesa. “Se le risorse sono limitate, si può governare la spesa solo con liste d’attesa ben gestite”, afferma Marinoni, che individua nella gestione della cronicità e nell’appropriatezza delle prestazioni due aspetti chiave per ridurre i tempi di attesa.
In Lombardia, un progetto avviato nel 2010 ha coinvolto 300mila pazienti cronici sotto la gestione dei medici di base. Un’iniziativa positiva, ma insufficiente rispetto ai 3 milioni di cronici presenti nella regione, sottolinea Marinoni, che invoca investimenti sul territorio, più medici di famiglia e case di comunità funzionanti.
Carenza di medici e governance debole
Un altro nodo cruciale è la carenza di medici di base: a Bergamo ne mancano circa 400, un vuoto che pesa sull’intero sistema. “La Regione dovrebbe rendere più attrattiva la professione di medico di base, ma manca una strategia chiara”, denuncia Marinoni.
Inoltre, la gestione della sanità regionale soffre di una debolezza strutturale nella governance, con direttori generali e amministratori poco incentivati a ottimizzare le risorse disponibili. “Non serve solo aumentare la spesa, ma gestire meglio le risorse esistenti”, afferma Marinoni, che propone di orientare i contratti verso le prestazioni più necessarie e non solo quelle più remunerative.
Intramoenia e nuove proposte: le criticità del sistema
Marinoni mette in guardia anche contro l’idea di eliminare l’intramoenia, ovvero l’attività privata svolta dai medici ospedalieri. “Se si toglie questo incentivo, i medici andranno a lavorare nel privato accreditato, aumentando la fuga dagli ospedali pubblici”, avverte.
Infine, il presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo sottolinea che le misure proposte, come l’estensione delle prestazioni anche la domenica, rischiano di essere inefficaci. “Se il personale è lo stesso e il budget non aumenta, spostare le prestazioni alla domenica significa solo ridurle negli altri giorni”, conclude.