Bergamo, allarme medici di base: mancano 400 figure, soprattutto nelle aree interne
Il presidente dell’Ordine dei medici, Guido Marinoni, denuncia una gestione inadeguata del bando regionale: “I posti vacanti non sono stati governati, rischio sovraffollamento nei centri maggiori”.
La provincia di Bergamo è alle prese con una grave carenza di medici di base: mancano all’appello circa 400 figure, una situazione che riflette un problema diffuso in tutta la Lombardia, dove i posti vacanti ammontano a 4.217 unità. Lo ha confermato Guido Marinoni, presidente dell’Ordine dei medici di Bergamo, che ha evidenziato le criticità del bando regionale appena pubblicato per il reclutamento di nuovi medici.
Le aree più colpite: Valle Seriana, Valle Brembana e Bassa Pianura
Secondo Marinoni, le zone maggiormente in difficoltà sono le aree interne, come la Media Alta Valle Seriana e Brembana, oltre ai comuni della Bassa Pianura Bergamasca più lontani dai principali centri abitati, come Treviglio e Romano di Lombardia. In questi territori, la carenza di medici di base risulta particolarmente pesante, lasciando molti pazienti senza un riferimento sanitario stabile.
Un bando che non risolve il problema
Il bando regionale, che ha previsto l’apertura di 400 posti a Bergamo, non tiene conto delle specificità territoriali. Marinoni sottolinea che molti dei posti disponibili sono situati nei centri urbani maggiori, come Bergamo, Seriate e Dalmine, aree che risultano già meglio coperte dal servizio sanitario.
“È difficile pensare che un medico scelga di andare a lavorare in un paese isolato come Gandellino o Clusone, quando può restare in città,” ha spiegato Marinoni. “La Regione avrebbe dovuto concentrare i posti laddove il bisogno è più urgente, ma questo non è stato fatto e non se ne capisce il motivo”.
Il rischio di una fuga dalla medicina di base
A complicare ulteriormente il quadro, c’è il fatto che molti candidati al bando sono medici che stanno completando il corso di formazione. Una volta concluso il percorso, difficilmente accetteranno incarichi in zone disagiate, preferendo restare nelle aree urbane o cercare opportunità in altri settori della sanità pubblica.
Marinoni lancia l’allarme: “Se non si interviene con una governance più mirata, il rischio è di alimentare ulteriormente la fuga dalla medicina di famiglia, già fortemente penalizzata”.