Un malore improvviso, una caduta nel fossato e poi la corsa in ospedale che non è bastata a salvargli la vita. Felice Biancini, agricoltore 65enne di Caravaggio, è morto nel pomeriggio di giovedì 22 maggio, mentre stava lavorando in un canale irriguo in via Pirolo, nella zona del Santuario.
L’uomo si trovava insieme al fratello Gianfranco per sistemare le chiuse dell’acqua di un fosso di irrigazione. Secondo quanto ricostruito, Biancini si è accasciato improvvisamente, colpito da un malore. È caduto nel canale asciutto, profondo poco più di un metro, ma il terreno reso fangoso dalle piogge degli ultimi giorni ha complicato ogni tentativo di soccorso.
È stato il fratello a dare immediatamente l’allarme, contattando il 112. Sul posto sono arrivati i soccorritori della Croce Rossa di Treviglio e un’automedica. I sanitari hanno praticato a lungo manovre di rianimazione, utilizzando anche il defibrillatore, nel tentativo di far ripartire il cuore del 65enne.
Per portare l’uomo fuori dal fossato, è stato necessario l’intervento dei vigili del fuoco di Treviglio, che hanno agevolato le operazioni di recupero in sicurezza con la barella. Una volta issato, l’agricoltore è stato trasportato d’urgenza al pronto soccorso dell’ospedale di Treviglio, dove però è deceduto poco dopo il ricovero, a causa delle gravissime condizioni in cui versava.
Felice Biancini era vedovo da meno di un anno, dopo la scomparsa della moglie Rosella Bonizzoni, morta nel 2023 all’età di 66 anni. Non aveva figli. Era molto conosciuto a Caravaggio per il suo impegno nel lavoro agricolo e per il legame profondo con la terra.
La camera ardente sarà allestita nella sua abitazione in via Calvenzano, dove Biancini viveva da anni. La data dei funerali non è stata ancora comunicata.
Un’intera comunità scossa
La notizia ha rapidamente fatto il giro del paese, dove Felice Biancini era conosciuto e stimato come persona laboriosa e riservata. A Caravaggio si respira dolore e incredulità per l’ennesima tragedia che colpisce il mondo agricolo, in un contesto spesso esposto a rischi e solitudine operativa. L’accaduto riaccende anche i riflettori sulla necessità di prevenzione nei lavori in ambienti isolati, anche quando non vi sono pericoli evidenti.