Fiera di Bergamo, stop al sogno raddoppio: Regione fredda sui fondi chiesti

Il progetto di ampliamento da 40 milioni si arena: Palazzo Lombardia considera il polo troppo piccolo per meritare il finanziamento. Il cambio al vertice della società potrebbe aprire nuovi scenari

La Fiera di Bergamo vede sfumare – almeno per ora – l’ambizioso progetto di raddoppio del polo espositivo. Il piano da 40 milioni di euro, di cui 20 richiesti alla Regione Lombardia, si scontra con un ostacolo politico e tecnico non da poco: il gelo di Palazzo Lombardia. La motivazione? Il polo di via Lunga, con l’attuale ampliamento previsto a 30 mila metri quadrati, non raggiunge la soglia minima di sostenibilità economica per giustificare un impegno pubblico di tale portata.

“Senza ampliamento, la fiera muore”, ha dichiarato più volte Giuseppe Epinati, amministratore uscente di Bergamo Fiera Nuova. Ma l’appello non ha convinto Milano, dove la proposta, arrivata oltre un anno fa, è stata valutata e giudicata insufficiente per dimensioni e prospettive di ritorno economico e sociale.

Regione dubbiosa, nessuna risposta ufficiale

La richiesta di cofinanziamento da 20 milioni – da spalmarne su tre bilanci – non ha mai ricevuto una risposta formale, ma secondo fonti vicine alla giunta regionale, il verdetto è negativo. Il progetto bergamasco non soddisfa i criteri di impatto e autonomia economica necessari per l’erogazione di un finanziamento pubblico. Per reggere il confronto con altri poli regionali – come Montichiari (80 mila metri quadrati) o Rho – Bergamo resta troppo piccola, nonostante le potenzialità del territorio.

La Regione aveva chiesto a Bergamo Fiera Nuova di rimodulare la proposta in una chiave più ampia e funzionale, superando la logica del semplice raddoppio di spazi. Tuttavia, nessuna progettualità alternativa è stata formalmente presentata.

Il precedente Treviglio pesa

Il raffronto con la Fiera di Treviglio è inevitabile. Lì, la Regione ha stanziato 17 milioni di euro, 10 iniziali e altri 7 in arrivo, nell’ambito del Piano Lombardia post-Covid. Un’operazione valutata più strategica e coerente con gli obiettivi regionali. A Bergamo, invece, l’inerzia e le criticità irrisolte hanno spinto il progetto fuori dai radar politici, nonostante la forte pressione della Camera di Commercio, principale sostenitrice dell’investimento.

Un futuro incerto tra mutui e cambio al vertice

Senza il supporto regionale, la realizzazione dell’ampliamento resta in bilico. Bergamo Fiera Nuova dovrebbe accendere un nuovo prestito da 20 milioni per finanziare la sua parte, mentre la quota mancante – senza un partner pubblico – resta scoperta. E pesa anche il mutuo da 3,3 milioni ancora in essere per la costruzione dell’attuale complesso fieristico, con scadenza nel 2033.

La situazione è resa ancora più fluida dal prossimo cambio ai vertici della società. In pole per la successione ad Epinati c’è Paolo Agnelli, imprenditore indicato da Imprese & Territorio. La sua eventuale nomina potrebbe portare a una revisione radicale delle strategie, privilegiando investimenti con ritorni concreti e misurabili.

Il rischio di restare fermi

L’impasse sulla Fiera si inserisce in una competizione regionale sempre più selettiva per attrarre risorse. E nel mentre Bergamo potrebbe perdere anche il collegamento ferroviario con Orio, un nodo strategico per la logistica del polo espositivo. Il mancato ampliamento rischia di relegare la struttura a ruolo marginale nel panorama fieristico lombardo, proprio mentre altri centri stanno crescendo e intercettando nuove opportunità.

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