Responsabilità negli appalti: scontro tra Cgil e imprese sul referendum sicurezza

Il quesito numero 4 del referendum punta ad ampliare le tutele per i lavoratori in appalto. La Cgil difende la responsabilità solidale, le imprese temono una giustizia più discrezionale

incidenti sul lavoro

Più diritti o più incertezza? È questo il cuore del confronto sul quesito numero 4 del referendum abrogativo, in programma per sabato 8 e domenica 9 giugno, dedicato al tema della responsabilità solidale negli appalti. Il dibattito, che coinvolge mondo sindacale e imprenditoriale, è entrato nel vivo, e a Bergamo vede protagonisti Angelo Chiari, responsabile sicurezza sul lavoro della Cgil, e i rappresentanti di Confindustria Bergamo, Agostino Piccinali e Paolo Rota.

Il quesito — che comparirà sulla scheda di colore rubino — propone di abrogare la norma che oggi esclude la responsabilità solidale del committente in caso di infortuni legati a rischi specifici delle attività appaltate. Se approvato, il referendum ripristinerebbe la possibilità per il lavoratore di chiedere il risarcimento anche al committente, non solo all’appaltatore o al subappaltatore.

La posizione della Cgil: “Tutela per tutti i lavoratori”

La Cgil di Bergamo, tra i promotori del referendum, sostiene che l’abrogazione riporterebbe il sistema a una maggiore tutela dei lavoratori, simile a quanto previsto dal Dlgs 626/1994, in vigore fino al 2007. Secondo il sindacato, l’attuale normativa lascia il lavoratore infortunato privo di strumenti efficaci per ottenere il danno differenziale, cioè il risarcimento di tutte le voci non coperte dall’Inail.

«Il referendum punta a garantire un risarcimento più completo e più facile da ottenere, coinvolgendo anche chi ha affidato l’appalto — spiega Angelo Chiari a Bergamonews —. In questo modo si responsabilizzano tutti i soggetti della filiera e si premiano le imprese corrette, che rispettano salute e sicurezza». L’obiettivo dichiarato è contrastare la logica del massimo ribasso, che spesso, secondo la Cgil, si traduce in tagli alla sicurezza e alle tutele contrattuali.

La replica delle imprese: “No a una giustizia arbitraria”

Più critiche le posizioni di Confindustria Bergamo, che esprimono forti perplessità sull’utilità dello strumento referendario. Secondo Agostino Piccinali, presidente del Gruppo Meccatronici, «nelle aziende esistono strutture di responsabilità ben definite, che vanno rispettate. Estendere la responsabilità al committente, che non ha un controllo diretto sull’esecuzione dell’appalto, significherebbe alterare gli equilibri organizzativi e aumentare la discrezionalità decisionale della magistratura».

Paolo Rota, vicepresidente di Confindustria Bergamo, aggiunge che «la sicurezza sul lavoro non ha bisogno di referendum, ma di cultura e responsabilità condivise. In azienda un infortunio è una tragedia per tutti, non servono strumenti normativi punitivi. Se esiste chi mette il profitto davanti alla salute, è un delinquente, ma non sarà certo un quesito abrogativo a cambiarlo».

Il nodo della responsabilità solidale

Il dibattito mette in luce due visioni contrapposte: da un lato, quella che vede nella responsabilità solidale un deterrente per le imprese scorrette e un argine alla deregolamentazione del lavoro; dall’altro, quella che teme un rischio giudiziario ampliato e un carico eccessivo di obblighi per aziende che non hanno responsabilità diretta nell’esecuzione dell’appalto.

In ballo c’è un principio giuridico fondamentale: chi deve pagare quando un lavoratore si fa male, anche se non dipende direttamente da chi ha affidato il lavoro? La risposta, a giugno, sarà nelle mani degli elettori.

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