La mobilitazione per denunciare una crisi strutturale
Martedì 3 giugno i dipendenti di Poste Italiane osserveranno uno sciopero su scala nazionale indetto da Slc Cgil e UilPoste, in segno di protesta contro le politiche aziendali ritenute penalizzanti e discriminatorie. Lo stop riguarderà l’intero turno lavorativo e si prevede un’alta adesione, soprattutto nelle province maggiormente colpite dalle recenti riorganizzazioni.
La situazione in Bergamasca: adesione diffusa
Nella sola provincia di Bergamo si fermeranno circa 1.300 lavoratori, coinvolgendo 242 uffici postali e 14 centri di recapito. Una partecipazione massiccia che testimonia il disagio diffuso tra gli operatori, sempre più spesso alle prese con carenze di organico, carichi di lavoro eccessivi e disservizi che ricadono anche sull’utenza.
Esclusione, precarietà e assenza di investimenti
La mobilitazione è frutto di un’escalation di problematiche non affrontate. I sindacati lamentano in particolare l’esclusione dai tavoli di trattativa, la mancanza di investimenti in sicurezza, la precarietà occupazionale e l’assenza di politiche di stabilizzazione. A ciò si aggiunge l’opposizione alla vendita di quote azionarie, considerata un rischio per il carattere pubblico del servizio.
Le richieste: tutele, stabilizzazioni e assunzioni
Slc Cgil e UilPoste chiedono interventi immediati e misure strutturali. Tra le priorità ci sono la stabilizzazione dei contratti a tempo determinato, l’estensione dei contratti part-time a full-time, la mobilità volontaria e nuove assunzioni per garantire standard minimi di qualità. L’obiettivo è quello di ricostruire condizioni lavorative dignitose e un servizio efficiente per i cittadini.
«Basta stress e disservizi, ora servono soluzioni»
Duro l’intervento di Alessandro Esposito, segretario di Slc Cgil Bergamo, che ha dichiarato:
«La mobilitazione era attesa da tempo. I lavoratori ci chiedono interventi concreti, e questo sciopero è solo un primo passo. Negli uffici c’è una carenza strutturale di personale, che si traduce in stress e disservizi per l’utenza. Nei centri di recapito, la situazione è addirittura peggiorata con l’aumento dei carichi di lavoro e la riduzione delle zone di distribuzione.»