Tarlo asiatico, ancora 5 focolai attivi nel bergamasco

La lotta al parassita continua: abbattute migliaia di piante dal 2017, fondamentale la collaborazione dei cittadini

In provincia di Bergamo la battaglia contro il tarlo asiatico non è ancora vinta. Nonostante gli sforzi delle istituzioni e dei cittadini, cinque focolai rimangono attivi e nessun Comune può ancora essere dichiarato ufficialmente libero dal parassita. È quanto emerso dal bilancio tracciato da Alessandro Bianchi, ispettore fitosanitario della Regione Lombardia.

I focolai confermati al 2025 si trovano nei territori di Trescore Balneario, Ghisalba, Grumello del Monte, Curno/Treviolo e Lovere, con un’estensione che coinvolge anche la zona bresciana di Paratico e i vicini comuni bergamaschi di Sarnico, Credaro e Villongo.

“Il tarlo può restare nascosto nei tronchi per anni, rendendo difficile individuarlo in fase precoce”, ha spiegato Bianchi. Un fenomeno che ha spinto il Servizio Fitosanitario a rafforzare controlli e monitoraggi in tutte le aree a rischio.

Dal 2017 a oggi, la Regione ha abbattuto migliaia di alberi potenzialmente sensibili, con oltre mille esemplari tagliati nel solo 2025. Di questi, circa cinquanta erano effettivamente infestati. Tuttavia, la normativa impone di abbattere anche tutte le piante nel raggio di 100 metri da quelle colpite, per evitare l’espansione del parassita.

“Si tratta di misure drastiche ma necessarie”, ha aggiunto l’ispettore. I comuni più colpiti in termini di abbattimenti sono stati Trescore Balneario, Curno e Treviolo, dove il numero di piante infestate è rimasto contenuto, ma le aree da monitorare sono molto ampie e complesse dal punto di vista logistico.

Intervenire in tempo è cruciale, perché lo sfarfallamento degli adulti del tarlo – che avviene di norma a giugno – può accelerare la diffusione. Le operazioni devono quindi essere effettuate prima di questa fase, spesso in contesti difficili come scarpate, argini o zone urbane ad alta densità.

Sul fronte delle strategie, le misure attuali si basano su protocolli internazionali consolidati, ha chiarito Bianchi. In passato sono state testate soluzioni innovative, tra cui cani molecolari, trappole attrattive e insetti antagonisti autoctoni, ma nessuna ha fornito risultati concreti a livello di contenimento.

Un elemento fondamentale in questa lotta è rappresentato dalla collaborazione con i cittadini, che spesso forniscono segnalazioni decisive: “Senza il loro contributo non saremmo riusciti a intervenire in tempo in molti casi”, ha sottolineato l’ispettore a Bergamonews.

Le normative prevedono inoltre obblighi specifici per le aree delimitate: ogni intervento di potatura o abbattimento deve essere comunicato in anticipo e il legname non può essere trasportato fuori zona, ma deve essere distrutto in loco per impedire la diffusione delle larve.

Nonostante nessun Comune bergamasco possa ancora dirsi ufficialmente “libero” dal tarlo, i segnali di miglioramento ci sono. In località come Ghisalba e Grumello del Monte, ad esempio, nel corso del 2025 non sono state individuate nuove piante infestate. Se la tendenza sarà confermata, si potrebbe parlare di eradicazione ufficiale entro i prossimi anni, considerando che la normativa richiede quattro anni consecutivi senza rilevamenti per dichiarare chiuso un focolaio.

“Se continuiamo con rigore e partecipazione, l’obiettivo dell’eradicazione non è così lontano”, ha concluso Bianchi.

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