Il costo medio di un espresso a Bergamo ha raggiunto quota 1,21 euro, con un incremento del 5,2% rispetto al 2024, pari a 6 centesimi in più. Lo rileva l’indagine 2025 della FIPE – Federazione Italiana Pubblici Esercizi, che pone la provincia orobica tra quelle con i prezzi più contenuti d’Italia, in linea con le realtà del Sud. Un dato che evidenzia la resistenza del comparto a trasferire completamente l’aumento dei costi al consumatore, pur in presenza di pressioni inflazionistiche e aumenti della materia prima.
Rispetto al 2022, l’incremento è del 10%, con un rincaro complessivo di 11 centesimi in tre anni, a fronte di un’inflazione generale dell’11,1%. L’Italia si conferma il Paese europeo dove l’espresso costa meno, con un divario significativo rispetto a Francia, Spagna e Grecia, dove una tazzina si paga da 1,50 a 2,50 euro. Questo, secondo Confcommercio Bergamo, rende ancora più fragile la tenuta economica dei bar italiani, schiacciati da una fiscalità più pesante e da una struttura di costi complessa.
Chiusure in aumento: 423 bar in meno in cinque anni
In provincia di Bergamo, 423 bar hanno chiuso negli ultimi cinque anni, segno tangibile della crisi del settore. Secondo Diego Rodeschini, presidente del Gruppo Bar, Caffetterie e Pasticcerie di Confcommercio Bergamo intervenuto su L’Eco di Bergamo, il caffè ha un peso strategico nel fatturato giornaliero, ma i margini si fanno sempre più sottili: “Quando crescono i costi, è anche sulla tazzina che si cerca di recuperarli. Tuttavia, offrire un servizio apprezzato a un prezzo attorno all’euro è un equilibrio sempre più complicato”.
Il caffè come servizio, non solo come prodotto
Sulla stessa linea il direttore di Confcommercio Bergamo, Oscar Fusini, che invita a superare il concetto di prezzo uniforme per l’espresso: “Il caffè non è un prodotto standard, ma un servizio. I fattori che incidono sul prezzo sono numerosi: qualità della miscela, manutenzione delle attrezzature, formazione del personale, e ovviamente il contesto del locale”. Evitare il sottocosto, secondo Fusini, è essenziale per non intaccare la qualità.
La campagna “Ci prendiamo un caffè? Sì, ma buono”
Per sensibilizzare operatori e consumatori sull’importanza di un espresso di qualità, Confcommercio Bergamo ha lanciato la campagna “Ci prendiamo un caffè? Sì, ma buono”, che proseguirà anche nel 2025. L’iniziativa punta a valorizzare ogni fase del processo di preparazione, dalla selezione della miscela al tempo di percolazione, sottolineando che un buon caffè è frutto di competenze, manutenzione, e cura del dettaglio.
Il messaggio è chiaro: la pausa caffè è un rito sociale e culturale che merita attenzione, non solo per il suo costo ma per il valore che rappresenta nella quotidianità. In un periodo di crisi per i bar tradizionali, mantenere alta la qualità è l’unica via per restare competitivi e riconquistare la fiducia dei clienti.