Il contesto
Il dibattito sul Comprensorio sciistico Colere-Lizzola si riaccende dopo l’intervento del collettivo terreAltre, un gruppo di cittadini che denuncia la natura “vecchia” e “fuori tempo” del progetto. Secondo il collettivo, l’operazione rischia di essere un “specchietto per le allodole”, sostenendo un’infrastruttura privata con fondi pubblici invece di affrontare le reali criticità delle valli bergamasche.
Le critiche al progetto
TerreAltre sottolinea come il progetto non tenga conto:
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del cambiamento climatico e delle sue conseguenze sulla neve e sul turismo invernale;
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degli effetti negativi del turismo di massa sulla vivibilità dei territori: traffico, aumento del costo della vita, disservizi;
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della possibilità di sviluppare forme di turismo lento e sostenibile, legate all’attrattiva naturale e incontaminata delle Orobie.
Il collettivo accusa le istituzioni locali — Comuni e Comunità Montane — di preferire l’appoggio a un’iniziativa privata anziché rivendicare fondi per servizi essenziali, come medici di base, strutture sanitarie a norma e potenziamento dell’emergenza-urgenza.
Il nodo economico
Secondo terreAltre, il modello attuale capovolge la logica di gestione dei fondi pubblici:
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invece di partire da progetti comunali e bandi pubblici, il percorso vede un privato presentare la propria proposta e “condizionare” i Comuni per ottenerne la realizzazione;
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due terzi delle spese sarebbero coperti dal denaro dei contribuenti, con un ritorno reale minimo per la collettività;
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il rischio è di creare benefici a breve termine per pochi e lasciare alla comunità i costi e gli svantaggi del turismo di massa.
Il contesto politico
Il collettivo evidenzia come anche momenti di confronto pubblico, come gli Stati Generali delle Orobie a Clusone, abbiano evitato il tema per non scontentare nessuna parte politica.
Il sindaco di Colere, Gabriele Bettineschi, ha ribadito più volte che “non è una vittoria degli ambientalisti”, minimizzando — secondo terreAltre — le obiezioni di carattere sociale, economico e strategico, oltre a quelle ambientali.
Le alternative proposte
TerreAltre chiede di investire i fondi pubblici in:
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servizi alla popolazione (sanità, trasporti, infrastrutture di base);
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sostegno alle imprese locali e all’artigianato con sportelli per l’accesso ai finanziamenti;
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progetti innovativi di rilancio territoriale, come Beyond Snow o Riabitare l’Italia, che studiano nuovi modelli di sviluppo per aree montane con poca neve.
Il nodo sociale e demografico
Il collettivo contesta anche l’idea che un impianto sciistico possa fermare lo spopolamento.
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I giovani non restano in località come Lizzola per la mancanza di opportunità e servizi, non per l’assenza di impianti di risalita.
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Le famiglie preferiscono paesi più centrali, dove le attività sportive e culturali sono accessibili senza lunghe trasferte.
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L’isolamento e la carenza di infrastrutture scoraggiano la residenza stabile in alta valle.