Bancarotta fraudolenta: condanna per un imprenditore di Castione

Quattro anni a D.F., imprenditore accusato di bancarotta fraudolenta per il fallimento di due aziende di pavimentazioni. Tre anni al prestanome che lo ha aiutato a creare una terza impresa

A Castione della Presolana, il tribunale di Bergamo ha emesso una sentenza di condanna nei confronti di D.F., 41 anni, e del suo complice L.B., rispettivamente a 4 e 3 anni di reclusione. I due sono stati riconosciuti colpevoli di bancarotta fraudolenta in relazione al fallimento di due aziende e alla gestione irregolare di una terza.

Il fallimento delle prime due aziende

La vicenda ha avuto inizio nel gennaio 2018 con l’apertura della prima impresa di pavimentazioni, che inizialmente registrava buoni risultati. Tuttavia, già nel 2019, l’azienda ha iniziato a segnare perdite, peggiorate con l’arrivo della pandemia. Nonostante la situazione critica, D.F. continuava a effettuare prelievi consistenti dai conti aziendali, aggravando ulteriormente l’insolvenza.

Nel dicembre 2021, con i creditori che reclamavano pagamenti non ricevuti, l’azienda è stata dichiarata fallita. L’accusa ha documentato la sottrazione di beni per circa 150mila euro, inclusi due miniescavatori e 261.730 euro prelevati dal 2018 al 2021.

Dopo il primo fallimento, D.F. ha trasferito parte del capitale e degli strumenti aziendali a una seconda società, intestata alla moglie. Anche questa attività è andata incontro a difficoltà economiche ed è stata dichiarata fallita nel febbraio 2022. Anche da questa seconda azienda, l’imputato avrebbe sottratto beni per oltre 271mila euro, tra cui diversi automezzi e vetture di lusso come una Maserati Ghibli.

La terza ditta e il ruolo del prestanome

Dopo il secondo fallimento, D.F. ha aperto una terza impresa, questa volta intestata al coimputato L.B., agendo come prestanome. Nonostante risultasse formalmente un dipendente, D.F. continuava a gestire l’attività in prima persona, trasferendo a questa nuova società i mezzi sottratti alle due precedenti aziende.

Le condanne e le richieste della difesa

Il pubblico ministero aveva chiesto condanne leggermente diverse: 4 anni e 2 mesi per D.F. e 2 anni e 8 mesi per L.B. Le difese, invece, avevano puntato sull’assoluzione con formula dubitativa, ma il tribunale ha confermato le accuse di bancarotta fraudolenta.

Implicazioni della sentenza

La sentenza conferma una gestione sistematica e fraudolenta delle attività imprenditoriali da parte di D.F., che ha utilizzato più aziende per sottrarre beni, eludere i creditori e continuare le sue operazioni nonostante i ripetuti fallimenti. Il caso rappresenta un esempio di utilizzo illecito delle strutture societarie a scapito dei creditori e delle normative fiscali.

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