Truffa delle auto usate, arrestato un trentottenne: caso anche a Lovere

L’uomo è accusato di guidare una rete criminale attiva tra Lombardia e Piemonte: vittime raggirate con falsi bonifici

fisco

Un’organizzazione criminale specializzata nella truffa della compravendita di auto usate è stata smantellata dalla Guardia di Finanza di Milano, con un arresto che coinvolge anche la provincia di Bergamo. Il principale indagato è un cittadino romeno di 38 anni, domiciliato a Grumello del Monte, finito agli arresti domiciliari su disposizione del gip del Tribunale di Milano, Sara Cipolla. L’uomo è ritenuto il capo di un’associazione per delinquere finalizzata a raggirare venditori privati, attraverso un sistema ben collaudato di bonifici fantasma.

Altri sei connazionali risultano indagati, con l’obbligo di firma presso la polizia giudiziaria. L’indagine ha permesso di ricostruire una lunga serie di episodi fraudolenti, avvenuti principalmente tra Milano, Brianza, Varese e Alessandria, ma con almeno un caso accertato anche in provincia di Bergamo, a Lovere.

Lo schema della truffa seguiva uno schema preciso: gli indagati contattavano online i venditori e si mostravano interessati all’acquisto del veicolo. Una volta definita la trattativa, fornivano una falsa prova di pagamento – una copia del bonifico – e chiedevano il passaggio di proprietà al Pubblico Registro Automobilistico (Pra). Tuttavia, il bonifico non veniva mai realmente eseguito nei circuiti bancari, rendendo la ricevuta priva di valore legale.

Le vetture venivano rivendute con estrema rapidità a concessionari ignari della provenienza illecita, mentre il denaro ottenuto finiva immediatamente su conti esteri non rintracciabili. I numeri dell’inchiesta parlano chiaro: oltre 250 passaggi di proprietà registrati tra il 2022 e il 2023, segno di un’attività truffaldina intensa e ben organizzata.

Il caso avvenuto a Lovere presenta risvolti ancora più gravi. Qui, un cittadino è stato costretto a restituire 6.500 euro in contanti ricevuti per la vendita di una Jeep Renegade, a causa di minacce e intimidazioni da parte del capobanda. L’uomo, temendo per l’incolumità della propria famiglia, ha ceduto ai ricatti. La vettura è stata poi rivenduta in tempi brevissimi a un concessionario di Monza, anch’egli all’oscuro della frode.

Le modalità del raggiro sfiorano i contorni dell’estorsione, e l’episodio bergamasco evidenzia il livello di pressione psicologica messo in atto dagli autori, capaci di passare dalla frode informatica alla violenza verbale pur di concludere l’affare a loro vantaggio.

Le indagini della Guardia di Finanza, coordinate dalla Procura milanese, hanno ricostruito in modo dettagliato i passaggi illeciti, grazie anche all’analisi dei dati incrociati tra i registri del Pra e i flussi bancari. Il sistema criminale contava su una struttura agile e diffusa, con ruoli ben definiti tra chi trattava direttamente con i venditori e chi si occupava della successiva vendita a terzi.

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