Bonus anziani 2025, Bergamo esclusa: solo pochi potranno accedervi

Cisl denuncia criteri troppo rigidi: in provincia, su migliaia di non autosufficienti, il sostegno arriverà solo a poche centinaia

Il nuovo Bonus anziani 2025, operativo da quest’anno, rischia di rimanere una misura d’élite in provincia di Bergamo. Il sostegno, pensato per gli over 80 in condizioni di gravissima non autosufficienza, è stato accolto con favore sul piano normativo, ma i requisiti imposti riducono drasticamente la platea dei potenziali beneficiari. È quanto denuncia la Fnp Cisl di Bergamo, evidenziando che solo una piccola percentuale degli anziani non autosufficienti del territorio riuscirà ad accedere al contributo.

Le condizioni per ottenere il bonus sono molto restrittive: bisogna avere almeno 80 anni, possedere un Isee sociosanitario inferiore a 6.000 euro, essere già titolari dell’indennità di accompagnamento e, soprattutto, avere un bisogno assistenziale gravissimo, certificato direttamente dall’Inps. A questi elementi si aggiunge la necessità di impiegare almeno 15 ore settimanali un assistente familiare assunto regolarmente, o di acquistare servizi di assistenza da professionisti o imprese qualificate.

L’assegno massimo previsto è di 850 euro mensili, da intendersi come integrazione all’indennità di accompagnamento. Il contributo può essere richiesto a partire dal mese in cui l’assistito compie 80 anni, direttamente sul sito dell’Inps o tramite patronato.

Il nodo delle esclusioni

A fronte di decine di migliaia di anziani non autosufficienti in provincia di Bergamo, solo poche centinaia riceveranno effettivamente l’aiuto, secondo le stime della Fnp Cisl. “Il bonus, così com’è, esclude una larghissima fetta di persone realmente bisognose”, spiega il segretario generale Giacomo Meloni. “Se da un lato apprezziamo che dopo oltre 25 anni sia stata finalmente approvata una legge sulla non autosufficienza, dall’altro contestiamo criteri troppo selettivi che rischiano di rendere inefficace una misura nata con buone intenzioni.”

Il sindacato, pur riconoscendo l’importanza della novità legislativa, sollecita il legislatore a intervenire sui criteri, per ampliare l’accesso al contributo. Il rischio, secondo la Cisl, è che la misura finisca per aiutare solo chi rientra in una fascia molto ristretta di cittadini, tagliando fuori molte famiglie che si fanno carico ogni giorno dell’assistenza a un parente anziano.

Una misura che resta simbolica?

La prestazione, introdotta con il decreto legislativo del 15 marzo 2024, rappresenta uno dei pilastri della “prestazione universale” per la non autosufficienza, ma appare più un passo simbolico che una soluzione strutturale per il problema dell’assistenza agli anziani.

Secondo le indicazioni dell’Inps, il bonus è concepito per sostenere il “lavoro di cura” nella dimensione domiciliare, alleggerendo così l’onere su strutture sanitarie e famiglie. Tuttavia, il vincolo economico e la severità delle condizioni assistenziali richieste ne limitano fortemente la reale applicabilità, specie in territori con un’alta incidenza di anziani, come la Bergamasca.

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