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Sciopero nei supermercati il 30 marzo: lotta per i diritti dei lavoratori

Mobilizzazione nazionale dei lavoratori del settore dopo il fallimento delle trattative

Nella vigilia di Pasqua, il 30 marzo, il settore della grande distribuzione italiana vivrà ore di protesta. L’annuncio arriva dopo il fallimento delle trattative tra le principali sigle sindacali e Federdistribuzione per il rinnovo del Contratto nazionale di lavoro. La decisione di scioperare per l’intera giornata è stata presa congiuntamente da Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs, coinvolgendo i lavoratori della Distribuzione moderna organizzata (Dmo).

A Bergamo, è previsto un presidio di fronte al punto vendita Esselunga di via Corridoni, dalle 10 alle 11:30. L’ultima sessione di trattativa, iniziata nel pomeriggio di martedì e interrotta il giorno successivo, ha visto Federdistribuzione avanzare proposte considerate insufficienti dai sindacati, accusando l’organizzazione di voler far naufragare ogni possibile accordo. Le principali criticità sottolineate riguardano la mancata quantificazione dettagliata dell’aumento salariale proposto e la volontà di peggiorare le condizioni normative del contratto, introducendo precarizzazione e abbassamento dei livelli di inquadramento dei lavoratori.

I sindacati evidenziano una resistenza da parte di Federdistribuzione nel raggiungere un accordo equo e nel garantire il giusto riconoscimento economico ai dipendenti delle aziende associate. Dal dicembre 2019, data di scadenza dell’ultimo contratto, non si sono registrati rinnovi significativi, con ritardi che hanno causato una perdita economica considerevole per i lavoratori rispetto ai colleghi del settore Terziario distribuzione servizi.

Nel corso delle trattative, è stata sollevata la questione della flessibilità incontrollata, con la proposta di contratti a termine di durata indeterminata, oltre alla richiesta di smembrare il sistema di classificazione del personale, relegando alcune figure a mansioni inferiori e compromettendo la dignità professionale. Le sigle sindacali si oppongono fermamente a queste condizioni, interpretate come un tentativo di peggiorare ulteriormente le condizioni contrattuali dei lavoratori impegnati nella movimentazione delle merci.

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