Bergamo: condannato a 11 anni per violenza domestica

Questa pena si aggiunge agli 8 anni già ricevuti per quattro rapine a mano armata, reati per i quali anche la moglie, una donna monzese di 27 anni, è stata condannata a 2 anni, 5 mesi e 10 giorni

Alla lettura della sentenza, Giancarlo Mastropasqua è rimasto immobile nella gabbia a vetrate dell’aula del tribunale. La condanna a 11 anni di carcere, inflitta per violenza sessuale e maltrattamenti alla moglie, supera i 9 anni e 3 mesi richiesti dal pubblico ministero Paolo Mandurino. Questa pena si aggiunge agli 8 anni già ricevuti per quattro rapine a mano armata, reati per i quali anche la moglie, una donna monzese di 27 anni, è stata condannata a 2 anni, 5 mesi e 10 giorni. Entrambe le condanne sono state emesse in primo grado.

Bergamo: condannato a 11 anni per violenza domestica

Pochi minuti dopo la sentenza, il suo avvocato ha chiesto di parlargli. Due agenti della polizia penitenziaria si sono avvicinati, ma Mastropasqua ha reagito violentemente, sferzando un calcio alla sedia e cercando di colpire il vetro con i piedi. È stato necessario l’intervento di rinforzi per placarlo, mentre la madre e la sorella cercavano di calmarlo e la madre della vittima portava fuori la donna dall’aula. Le giudici del collegio, presieduto da Patrizia Ingrascì con Laura Garufi e Francesca Mazza come a latere, hanno negato a Mastropasqua le attenuanti generiche richieste dal suo difensore, Antonio Impellizzeri. Nelle motivazioni della sentenza si legge che l’imputato non ha mostrato alcun segno di ravvedimento e ha precedenti penali per estorsione e lesioni personali, indicativi di un’indole violenta.

I fatti contestati risalgono al periodo tra agosto 2022 e aprile 2013. La vicenda culminante è avvenuta l’11 maggio 2023, quando la donna ha accettato un incontro sessuale per poi rifiutarsi. Il collegio ha valutato attentamente gli eventi, compreso il racconto della parte civile secondo cui la violenza è aumentata quando la donna ha annunciato l’intenzione di separarsi legalmente. Nella sentenza si parla di un coltello puntato al collo prima del rapporto sessuale, e la donna ha raccontato di essere stata legata a un albero durante una gravidanza poi interrotta. Mastropasqua ha negato molte delle accuse, sostenendo di aver dato solo “tre schiaffi” alla moglie e minimizzando le cicatrici come esiti di interventi chirurgici. Tuttavia, le prove e le testimonianze hanno portato alla condanna, con il PM che ha ricordato le minacce fatte ai carabinieri durante l’arresto: “Quando esco ammazzo quella e poi mi consegno”.

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