Nella pianura bergamasca, l’allarme nutrie torna a farsi sentire, con numerose segnalazioni da parte degli agricoltori locali riguardanti i danni provocati da questi roditori. La crescente preoccupazione deriva dalla rapida riproduzione del castorino, questo il nome corretto della specie, e dalla difficoltà nel contenerne la popolazione, essendo queste non cacciabili secondo la legge italiana.
Nutrie: emergenza ecologica e rischi connessi
La presenza massiccia delle nutrie nel territorio lombardo, inclusa la Bergamasca, ha dato origine a una vera emergenza ecologica e ambientale negli ultimi anni. Le conseguenze non si limitano solo all’economia agricola, ma coinvolgono anche le infrastrutture, con il rischio di collasso degli argini dei corsi d’acqua e delle strade sovrastanti a causa delle tane scavate da questi roditori. Michele Bornaghi, presidente di Federcaccia Bergamo, sottolinea anche i pericoli per la sicurezza stradale nelle aree dove questi animali sono più presenti.
Una specie invasiva difficile da gestire
La nutria è considerata una specie invasiva, particolarmente dannosa per il settore agricolo. La sua dieta erbivora, con preferenza per le parti fibrose delle piante, come radici e tessuti attorno alla base dei fusti, porta a significativi danni alle colture. A peggiorare la situazione è l’attività di scavo delle nutrie, che utilizzano cunicoli come tane, minacciando la stabilità delle infrastrutture idriche e stradali.
Il piano di contenimento della Regione Lombardia
Per far fronte a questa situazione, la Regione Lombardia ha predisposto un “Piano di eradicazione, controllo e contenimento della nutria”, valido per il triennio 2024-2026. Sebbene la nutria non sia una specie cacciabile, è soggetta a “controllo” come previsto dall’articolo 19 della legge 157 del 1992. Questo controllo può essere effettuato attraverso diverse modalità, tra cui il trappolaggio e il prelievo numerico con arma da fuoco, secondo quanto stabilito dal piano regionale.
Il ruolo dei cacciatori volontari
I cacciatori possono essere una risorsa preziosa per affrontare questa emergenza. Tuttavia, non operano in qualità di cacciatori tradizionali, bensì come volontari che svolgono un’attività di pubblico servizio. Gli operatori volontari, infatti, devono possedere una licenza di caccia, essere assicurati e aver completato un corso di formazione specifico per essere abilitati all’uso di trappole o armi da fuoco. Queste attività di controllo possono essere eseguite anche dagli agricoltori sui propri terreni, con l’ausilio di gabbie fornite dalla Provincia, e dalle guardie volontarie e dagli agenti della polizia provinciale.
Bornaghi afferma che Federcaccia si è sempre posta a tutela della biodiversità e dell’equilibrio dell’ecosistema, intervenendo quando richiesto per il pubblico interesse. Tuttavia, sottolinea l’importanza di rispettare le regole stabilite dal piano di controllo regionale, ricordando che nessuna attività di prelievo può essere effettuata nelle zone di interdizione alla caccia, nemmeno dagli operatori abilitati.
In conclusione, il fenomeno delle nutrie nella pianura bergamasca richiede un intervento coordinato e mirato, con il coinvolgimento di operatori qualificati e abilitati per ridurre i danni causati da questa specie invasiva e proteggere l’ecosistema locale. La collaborazione tra agricoltori, cacciatori volontari e autorità locali sarà essenziale per contenere efficacemente la popolazione di nutrie e mitigare i rischi associati alla loro presenza sul territorio.