Negli ultimi dieci anni, le imprese di autotrasporto in Lombardia sono scese drasticamente, passando da 15.733 a 12.174, con un calo del 22,62%, superiore alla media nazionale del 20,84%. Nella provincia di Bergamo, il numero di aziende attive è sceso a circa 1.500 unità, rispetto alle 1.768 registrate nel 2021. Questo trend negativo non riguarda solo la Lombardia, ma si estende a livello nazionale.
Ancora più allarmante è il crollo del numero di autisti. Dal 2019, l’Italia ha perso oltre un terzo dei titolari della Carta di Qualificazione del Conducente (CQC), con il numero di autisti attivi che è sceso da 1,2 milioni a meno di 770.000. Questo calo è particolarmente accentuato tra le fasce d’età comprese tra i 30 e i 54 anni, dove si registra una diminuzione del 45-50%. Oltre la metà degli autisti attualmente in servizio ha più di 50 anni, il che suggerisce che entro il prossimo decennio una grande parte di questi lavoratori lascerà il mercato del lavoro.
Marco Sala, segretario generale della Filt-Cgil Bergamo, sottolinea la gravità della situazione: “La carenza di personale è ormai un problema cronico per le aziende del territorio. Un tempo, la professione di autista era molto remunerativa, ma oggi la questione salariale pesa molto, rendendo la professione meno attraente per i giovani.” Questo spiega perché, nonostante le opportunità offerte, tra cui la possibilità di conseguire gratuitamente la patente di guida e ottenere un contratto a tempo indeterminato, l’interesse da parte dei giovani rimane basso. Anche i tentativi di incentivare nuove assunzioni attraverso l’ente bilaterale, istituito da sindacati e aziende, hanno avuto risultati limitati, con poche adesioni e soprattutto da parte di lavoratori stranieri.
Il futuro del settore appare incerto, con una domanda di autisti in aumento e una forza lavoro in continua diminuzione. Si stima che in Italia manchino all’appello almeno 22.000 autisti, una carenza che potrebbe compromettere seriamente il trasporto delle merci su tutto il territorio nazionale. Le imprese, i sindacati e le istituzioni dovranno unire le forze per trovare soluzioni efficaci, altrimenti il rischio è che questa crisi si approfondisca ulteriormente, mettendo a repentaglio un settore fondamentale per l’economia del Paese.