Nella notte del 29 luglio, Moussa Sangare, responsabile dell’omicidio della 33enne Sharon Verzeni, ha avvicinato due ragazzi di 15 anni a Chignolo d’Isola. Sangare, attirato da una maglietta del Paris Saint Germain indossata da uno dei ragazzi, ha inizialmente fatto un commento sulla sua originalità, per poi mostrare un coltello. Pochi minuti dopo, lo stesso coltello sarebbe stato usato per uccidere Sharon Verzeni, che stava passeggiando da sola.
L’incontro è stato rivelato da Sangare stesso durante l’interrogatorio con le forze dell’ordine. I due adolescenti, identificati grazie alle immagini delle telecamere di sorveglianza, sono stati interrogati per confermare la versione fornita dal sospettato. Uno di loro ha raccontato ai carabinieri di aver intuito che Sangare potesse essere coinvolto nell’omicidio di Sharon, ma ha taciuto per timore di ritorsioni, una paura condivisa anche dai loro genitori. Il secondo ragazzo sarà ascoltato nei prossimi giorni.
Nonostante alcune denunce pregresse per maltrattamenti da parte della madre e della sorella di Sangare, secondo la Procura di Bergamo, non c’erano elementi sufficienti per prevedere che l’uomo potesse arrivare a compiere un omicidio. Le denunce non avevano portato a misure cautelari, dato che Sangare si era volontariamente allontanato dalla casa di famiglia e non presentava precedenti penali o problematiche psichiatriche evidenti.