“Non l’ho uccisa, è caduta da sola”: la difesa della colf al processo per la morte di Rosanna Aber

BERGAMO. Krystyna Mykhalchuk, la colf accusata della morte di Rosanna Aber, respinge le accuse di omicidio nel processo per la caduta mortale della donna dal quarto piano

Durante l’udienza in Corte d’Assise, Krystyna Mykhalchuk si dichiara colpevole solo del furto di denaro, ma nega con decisione l’accusa di omicidio volontario aggravato. La colf ucraina, residente a Scanzorosciate, è accusata di aver fatto precipitare Rosanna Aber, 77 anni, dal quarto piano di un condominio a Colognola il 22 aprile 2022. «Per i soldi colpevole, per l’omicidio innocente», afferma la donna, ammettendo di aver prelevato 2.000 euro dal conto della pensionata per giocare alle slot, ma negando qualsiasi coinvolgimento nella sua morte.

La colf e il dramma di Rosanna Aber

Il processo ripercorre i momenti chiave del dramma, avvenuto nel pomeriggio di quel giorno, quando il corpo della signora Aber fu trovato nel cortile di via Einstein. Mykhalchuk spiega di trovarsi in cucina a bere un bicchiere d’acqua quando ha sentito un urlo. «Sono andata nel soggiorno e poi in camera, mi sono affacciata alla finestra e ho visto il corpo lì sotto», racconta. La 28enne nega qualsiasi lite con la donna, nonostante la testimonianza di una persona che avrebbe udito un diverbio. «Se avessimo litigato, mi avrebbe sentito tutto il palazzo», ribadisce la colf.

La consulenza della difesa

La difesa ha presentato una consulenza tecnica cinematica, firmata dall’ingegner Luigi Fiumana, che sostiene che Rosanna Aber fosse salita volontariamente sul davanzale per sbloccare la tapparella, rimanendo vittima di una caduta accidentale. Secondo il consulente, sarebbe improbabile che la vittima non si fosse aggrappata all’imputata se fosse stata spinta fuori dalla finestra. Tuttavia, l’accusa solleva dubbi sulla dinamica, sostenendo che una 77enne alta 155 centimetri difficilmente avrebbe potuto salire su un parapetto di 93 centimetri senza aiuto, anche in assenza di uno sgabello.

La pubblica accusa: è omicidio volontario

Nonostante le affermazioni della difesa, il pubblico ministero Guido Schininà continua a sostenere la tesi dell’omicidio volontario, alimentando perplessità anche sul fatto che il DNA della colf non sia stato rinvenuto sotto le unghie della vittima. La Corte ha respinto la richiesta di una perizia ulteriore da parte della difesa e ha ammesso i risultati delle analisi biologiche. Il prossimo appuntamento del processo è fissato per il 26 novembre, quando avrà inizio la discussione.

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