Bergamo, presidio contro la violenza di genere: “Non smettete di autodeterminarvi”

Il primo presidio dell'anno si è svolto l'8 gennaio in Largo Rezzara. Al centro, le 1250 richieste di aiuto ai centri antiviolenza bergamaschi e il caso di Daniela, accoltellata a Seriate

Mercoledì 8 gennaio, Largo Rezzara a Bergamo è stato teatro del primo presidio dell’anno contro la violenza di genere, organizzato dalla Rete bergamasca contro la violenza di genere. Un appuntamento che vuole mantenere alta l’attenzione su un problema ancora drammaticamente presente, come testimoniano le 1250 richieste di aiuto arrivate ai centri antiviolenza della provincia nel 2024.

Un avvio d’anno segnato dalla violenza

La coordinatrice del Centro antiviolenza Aiuto Donna, Sara Modora, ha sottolineato l’amarezza per il tentato femminicidio che ha segnato l’inizio del nuovo anno. Il riferimento è a Daniela, accoltellata dal marito il 6 gennaio fuori dal supermercato Lidl di Seriate. “Speravamo di non iniziare l’anno con un episodio del genere, ma purtroppo ciò che accomuna tutti i casi di violenza è l’incapacità di accettare che le donne possano autodeterminarsi e dire no”, ha dichiarato Modora.

Le sagome come simbolo e strumento di sensibilizzazione

Al presidio, sono state esposte sagome che riportavano il numero 1250, simbolo delle richieste di aiuto registrate nel 2024 dai centri antiviolenza bergamaschi. “In passato queste sagome raccontavano i nomi delle donne vittime di femminicidio. Ora vogliamo utilizzarle per diffondere ciò che viene fatto, a livello locale e nazionale, per contrastare la violenza di genere, e presentare proposte concrete”, hanno spiegato le rappresentanti della Rete.

Presenze istituzionali e messaggi di sostegno

Tra i partecipanti al presidio, anche figure istituzionali di rilievo, come la sindaca Elena Carnevali e le assessore Marcella Messina (Politiche sociali) e Marzia Marchesi (Servizi educativi). “Il contrasto alla violenza di genere è una priorità per l’amministrazione comunale”, ha ribadito Carnevali.

L’incontro è stato un’occasione per lanciare un messaggio forte: non solo supportare le vittime, ma incoraggiare le donne a portare avanti il proprio percorso di autodeterminazione, pur mantenendo la necessaria prudenza.

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