Nel corso del 2024, le denunce di infortunio sul lavoro nella provincia di Bergamo hanno superato quota 12mila, con una media di oltre mille segnalazioni al mese. Secondo i dati Inail, sono state registrate 12.965 pratiche, evidenziando una leggera diminuzione del 3,6% rispetto al 2023, quando erano state 13.359. Nonostante questo calo, la situazione rimane critica, soprattutto per quanto riguarda gli infortuni mortali, che sono stati 18. Un dato in leggero miglioramento rispetto ai 22 del 2023, ma superiore ai 17 del 2022.
La situazione in Lombardia: più vittime sul lavoro
A livello regionale, il quadro risulta ancora più preoccupante: nel 2024 le denunce di infortunio mortale in Lombardia sono state 182, in aumento rispetto alle 172 dell’anno precedente. Alcune province hanno registrato incrementi significativi, come Monza (da 8 a 15 casi), Pavia (da 7 a 19) e Lodi (da 5 a 9). Complessivamente, le denunce di infortunio in tutta la regione sono state 110.050, segnando un lieve aumento dello 0,18% rispetto al 2023.
Bergamo si posiziona come la terza provincia lombarda per numero di denunce, dopo Milano (36.464 casi, -0,1%) e Brescia (15.279 casi, praticamente invariati rispetto al 2023). Il dato conferma che il problema della sicurezza sul lavoro resta un’emergenza da affrontare con misure più incisive.
Chi sono le vittime degli infortuni sul lavoro
L’analisi delle segnalazioni presentate all’Inail offre un quadro dettagliato sulle categorie più colpite. Il 64,2% degli infortunati sono uomini, mentre il 35,8% sono donne. Inoltre, una percentuale significativa riguarda gli infortuni in itinere, ovvero quelli avvenuti nel tragitto casa-lavoro, che rappresentano il 18% delle denunce totali.
Per quanto riguarda i settori lavorativi, il 27% degli incidenti si verifica nel terziario, il 25,8% nell’industria, il 18,6% nella pubblica amministrazione, il 6,2% nell’artigianato e il 2,1% nell’agricoltura. Il restante 20,3% riguarda attività non classificate.
Sindacati: “Più prevenzione e controlli sul territorio”
Di fronte a questi numeri, i sindacati chiedono un impegno concreto per rafforzare le misure di prevenzione. Angelo Chiari (Cgil Bergamo) sottolinea che la diminuzione delle denunce è un dato positivo, ma che il fenomeno resta grave: “Nonostante gli sforzi, gli infortuni restano numerosi e gravi, con prognosi superiori ai 40 giorni.” Anche Luca Nieri (Cisl Bergamo) evidenzia come la sicurezza nei luoghi di lavoro debba essere una priorità: “Se si verifica un infortunio, significa che la prevenzione ha fallito. Dobbiamo agire su tutti i livelli per ridurre questi numeri.”
Una proposta concreta arriva da Pasquale Papaianni (Uil Bergamo), che evidenzia l’importanza di un controllo più capillare: “Abbiamo chiesto ai Comuni di istituire commissioni con polizia locale, Ats, sindacati e uffici tecnici per effettuare verifiche nei cantieri pubblici e garantire il rispetto delle norme di sicurezza.”
Le prospettive future: investire nella sicurezza
Secondo gli esperti, per ridurre gli infortuni sul lavoro è necessario rafforzare il sistema ispettivo. Nonostante alcuni fondi stanziati dalla Regione per nuove assunzioni nel settore della vigilanza, il problema resta l’attrattività della professione, che nel privato offre opportunità economiche migliori. “Bisogna puntare su interventi tecnologici, organizzativi e culturali per prevenire gli incidenti”, conclude Nieri.
L’obiettivo è chiaro: ridurre drasticamente il numero di infortuni sul lavoro, puntando su formazione, controlli e innovazione. La strada è ancora lunga, ma la consapevolezza del problema è il primo passo per invertire la tendenza.