L’omicidio di Luciano Muttoni, 58 anni, avvenuto nella sua casa di Valbrembo, ha portato all’arresto di due giovani, un 24enne di Bergamo e un 23enne di Monza, rei confessi. Il movente? Una vendetta insensata, nata dal fastidio provato dal bergamasco per uno sguardo che Muttoni avrebbe rivolto alla sua ragazza. Un’ossessione che si è trasformata in un piano criminale sfociato in un omicidio brutale, tra percosse e colpi inferti con il calcio di una pistola scacciacani.
Dalla rapina alla violenza estrema
La sera precedente al delitto, i due giovani avevano soggiornato nell’abitazione della vittima. Il giorno successivo, il 24enne ha deciso di tornare per una “ripicca”, come lui stesso ha confessato, inizialmente con l’intenzione di rapinarlo. Ha coinvolto il 23enne, conosciuto in una comunità, convincendolo che dovevano recuperare con la forza dei soldi da Muttoni.
Dopo aver atteso più di un’ora nei pressi della stazione di Ponte San Pietro, hanno messo a punto il piano e si sono diretti a casa della vittima, travestiti con passamontagna. Una volta dentro, il 24enne, sotto l’effetto di cocaina, ha minacciato Muttoni con una pistola scacciacani per farsi consegnare denaro e oggetti di valore. La reazione della vittima ha scatenato un’escalation di violenza: il giovane lo ha colpito ripetutamente, usando anche una tecnica di arti marziali. Nonostante Muttoni fosse già a terra, i due lo hanno picchiato fino a lasciarlo agonizzante.
La fuga e l’arresto
Dopo l’aggressione, i due sono fuggiti a bordo della Golf della vittima, fermandosi a Solza per disfarsi di alcuni indumenti e tentando, senza successo, di usare le carte di credito rubate. Hanno poi raggiunto Sovico, dove hanno cambiato vestiti e nascosto gli abiti insanguinati. Sorprendentemente, il giorno successivo il 24enne ha trascorso il pomeriggio con la fidanzata senza mostrare alcun segno di turbamento, raccontando poi a lei l’omicidio.
Quando i carabinieri sono arrivati a casa dell’amico che ospitava il 24enne, la ragazza ha segnalato la presenza del telefono della vittima, permettendo così di raccogliere un’ulteriore prova contro il suo fidanzato.
L’ordinanza del gip: totale assenza di valori
Il giudice Alessia Solombrino ha convalidato il fermo e disposto il carcere per entrambi, sottolineando nella sua ordinanza la gravità della loro condizione esistenziale. Secondo il gip, il movente e il contesto dell’omicidio riflettono un degrado sociale e morale profondo, in cui la vita umana è stata considerata meno importante di una dose di droga, una birra o un presunto affronto subito.
La sentenza evidenzia anche il pericolo di recidiva, poiché i due giovani sembrano privi della capacità di comprendere la gravità delle proprie azioni e di riconoscere le regole della società come opportunità di cambiamento.
L’omicidio di Valbrembo si inserisce così in un contesto allarmante di violenza priva di freni e rispetto per la vita, ponendo interrogativi sulla deriva sociale di alcuni giovani, sempre più lontani da ogni senso di responsabilità e rispetto delle regole.