L’aumento esponenziale dei cervi sulle Orobie sta avendo un impatto sempre più significativo sulla sicurezza stradale. Il numero di questi animali, un tempo assenti nel territorio bergamasco, ha ormai superato i 4.000 esemplari e la loro presenza lungo le arterie viarie della provincia è diventata un problema concreto. Nel 2024, sono stati registrati 99 incidenti stradali causati da animali selvatici, di cui 73 provocati dai cervi, che risultano gli ungulati più coinvolti in sinistri, seguiti dai caprioli (22 incidenti), cinghiali (3) e volpi (1).
Lo scontro a Villa d’Almè
Uno degli ultimi episodi si è verificato nella notte di mercoledì 19 marzo, intorno alle 23:30, sulla statale 470 della Valle Brembana, all’altezza di via Fonderia a Villa d’Almè. Un motociclista diciottenne, mentre rientrava a casa da Zogno, si è scontrato con un cervo maschio di circa due anni e del peso di circa 100 chilogrammi, in un tratto di strada privo di illuminazione.
Nonostante la velocità moderata, l’impatto è stato violento, ma il giovane è riuscito a mantenere il controllo della moto, terminando la corsa 25 metri più avanti. Alcuni carabinieri in pattuglia, giunti immediatamente sul posto, hanno chiamato i soccorsi. Il motociclista ha riportato ferite non gravi ed è stato trasportato in codice giallo al Policlinico di Ponte San Pietro, da dove è stato dimesso il giorno successivo. Il cervo è morto nell’impatto e il traffico è stato regolato dai carabinieri della Compagnia di Zogno.
La crescita della popolazione di cervi sulle Orobie
Fino agli anni Ottanta, i cervi erano assenti dalla provincia di Bergamo, ma negli ultimi decenni si sono progressivamente insediati, arrivando dalla Valtellina e adattandosi ai nuovi habitat naturali. L’ultimo censimento ufficiale della Provincia di Bergamo ha rilevato nel 2024 la presenza di 3.547 esemplari, con una stima attuale di oltre 4.000 capi.
Nella sola area del Comprensorio Venatorio Alpino della Valle Brembana, situata a nord di San Giovanni Bianco, il numero di cervi è aumentato rapidamente, passando da poche decine nel 2014 ai 1.400 stimati nel 2024.
Secondo il presidente del Comprensorio venatorio brembano, il fenomeno è legato all’espansione dei boschi di latifoglie, che rappresentano l’habitat ideale per questa specie. Tuttavia, il cervo è un animale erratico, che si sposta principalmente di notte, rendendo difficoltosi sia i censimenti precisi sia le operazioni di contenimento attraverso il piano di prelievo.
Le difficoltà nel contenimento
L’aumento della popolazione ha portato all’adozione di un piano di prelievo per il controllo numerico, che nel 2024 prevedeva l’abbattimento di 267 cervi in Valle Brembana. Tuttavia, a causa delle difficoltà nella caccia, che per legge non può avvenire nelle ore notturne, è stato possibile prelevare solo 167 esemplari, pari al 61% del piano previsto.
Secondo gli esperti, rispetto ad altri ungulati presenti sulle montagne bergamasche, come caprioli e camosci, i cervi costituiscono un pericolo maggiore per la viabilità. Il loro peso elevato e la loro abitudine a muoversi lungo le strade li rendono responsabili della maggior parte degli incidenti stradali causati da animali selvatici nella provincia.