IDopo mesi di complesse indagini, i carabinieri di Clusone hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di tre uomini ritenuti responsabili dell’incendio doloso che ha devastato un esercizio commerciale in via Nazionale a Rogno, lo scorso 18 novembre. L’operazione, condotta all’alba del 6 giugno su disposizione del Tribunale del Riesame di Brescia, ha portato all’arresto dell’esecutore materiale, del complice logistico e del presunto mandante.
Le fiamme divamparono nella notte, minacciando anche gli appartamenti situati sopra il negozio. Solo grazie all’intervento coordinato di tre squadre dei vigili del fuoco di Darfo Boario si riuscì a contenere il rogo ed evitare ulteriori danni.
Indagini fondate su immagini, testimonianze e traffico telefonico
La svolta nelle indagini è arrivata dall’incrocio di più elementi: filmati di videosorveglianza, dichiarazioni di testimonie analisi delle comunicazioni telefoniche. Questo lavoro ha permesso di ricostruire con precisione l’organizzazione e l’esecuzione del gesto criminoso.
Il primo a essere identificato è stato il piromane: un giovane di 23 anni senza fissa dimora, ripreso da una telecamera privata mentre si allontanava dalla scena con un’andatura incerta, gettando dei pantaloni rossi in un giardino privato. La stessa sera fu intercettato nei boschi di Val Palot, a Pisogne, mentre spacciava cocaina. Arrestato in flagranza, aveva le mani visibilmente ferite, probabilmente a causa dell’effrazione della vetrina. Con sé, una tanica da 20 litri di benzinapoi sequestrata.
In seguito, è stato nuovamente arrestato a marzo per detenzione di 200 grammi di cocaina ed è attualmente recluso nel carcere di Bergamo. Durante gli interrogatori, il giovane ha scelto di non rispondere alle domande degli inquirenti.
Complicità e movente: svelati ruoli e dinamiche
Il secondo uomo arrestato è un 28enne di Pian Camuno, accusato di aver offerto supporto logistico. Avrebbe fornito le sim card per comunicare, effettuato sopralluoghi per evitare testimoni e riempito la tanica di carburante in un distributore.
Dietro all’incendio, secondo gli inquirenti, ci sarebbe un movente personale legato al traffico di stupefacenti. Il presunto mandante, un 27enne residente a Pisogne, era già sottoposto a misura cautelare nell’ambito di un’indagine più ampia contro una rete criminale attiva tra Bergamo e Brescia. Sarebbe stato lui a orchestrare l’azione, sebbene a distanza, per regolare conti personali.
Revocati i domiciliari, tutti in carcere
In un primo momento, il Gip di Bergamo aveva disposto per i tre sospettati misure alternative alla detenzione, tra obblighi e divieti di dimora. Tuttavia, in seguito al ricorso del Pubblico Ministero, il Tribunale del Riesame di Brescia ha deciso di inasprire le misure, revocando ogni beneficio e ordinando la custodia cautelare in carcere per tutti gli indagati, a partire dal 13 maggio.