L’aumento dei cibi ultra-processati
Negli ultimi anni, in Italia si è registrato un significativo incremento del consumo di alimenti ultra-processati (UPF), che pur rappresentando solo il 6% del totale degli alimenti consumati in termini di peso, contribuiscono al 23% dell’apporto energetico giornaliero. Questo fenomeno è stato messo in evidenza da uno studio coordinato dal Reparto Alimentazione, Nutrizione e Salute dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), pubblicato sulla rivista «Frontiers in Nutrition». Nonostante l’alimentazione degli italiani sembri ancora piuttosto tradizionale, l’eccessivo ricorso ai cibi lavorati sta modificando il panorama nutrizionale del Paese.
Le abitudini alimentari degli italiani negli ultimi 15 anni
L’indagine ha esaminato l’evoluzione dei consumi alimentari degli italiani tra il 2005 e il 2020, su un campione di adulti e anziani. I risultati rivelano un peggioramento nelle abitudini alimentari, con un consumo eccessivo di carne rossa, salumi e pochi alimenti vegetali. Questo trend è particolarmente evidente tra gli adulti (18-64 anni), mentre anziani e donne sembrano seguire abitudini alimentari più sane. L’alimentazione degli anziani è infatti migliorata nel corso del tempo, mentre quella degli adulti è peggiorata.
La qualità della dieta: margini di miglioramento
L’indice di aderenza alle linee guida alimentari italiane ha mostrato che gli italiani raggiungono circa il 50% del punteggio massimo teorico, un dato che indica chiaramente che esistono ampi margini di miglioramento nella qualità della dieta. In particolare, l’alimentazione degli anziani tra i 65 e i 74 anni, soprattutto delle donne, è risultata più equilibrata rispetto agli altri gruppi di età. Tuttavia, l’introduzione di cibi ultra-processati sta minando la qualità della dieta, causando un maggiore apporto calorico senza il necessario contributo nutrizionale.
L’eccessivo consumo di carne e cibi trasformati
Lo studio ha anche messo in evidenza l’eccessivo consumo di alimenti di origine animale, in particolare di carne rossa e salumi, e la scarsa presenza di legumi o altre fonti proteiche vegetali. Questo comportamento alimentare contribuisce a un peggioramento della salute, soprattutto in relazione a malattie cardiovascolari e altri disturbi legati all’alimentazione. Nonostante ciò, gli italiani continuano a preferire alimenti che forniscono un rapido apporto energetico ma scarsi nutrienti.
Il problema degli alimenti ultra-processati
Il consumo crescente di alimenti ultra-processati sta preoccupando gli esperti per le sue implicazioni sulla salute. Tra i cibi più consumati afferenti la categoria di prodotti con più processi di trasformazione della materia prima-base, ci sono bevande zuccherate, snack dolci e salati, caramelle, cioccolatini e piatti pronti. Questi prodotti contengono additivi, coloranti e zuccheri aggiunti, che contribuiscono a un apporto calorico elevato, ma con bassi valori nutritivi. Sebbene la percentuale di consumo di cibi ultra-processati sia ancora relativamente bassa in termini di peso, il loro contributo all’apporto energetico totale è in continuo aumento, un fenomeno che si riflette negativamente sulla salute degli italiani.
Suggerimenti per migliorare la dieta
L’Istituto Superiore di Sanità ha quindi fornito alcune linee guida per migliorare la qualità della dieta degli italiani. Ecco i consigli principali.
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Non evitare i cibi ultra-processati a prescindere: è importante leggere attentamente le etichette, preferendo alimenti freschi e privi di ingredienti dannosi.
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Preferire UPF senza zuccheri aggiunti e con un contenuto ridotto di sale e additivi.
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Usare con moderazione gli alimenti ultra-processati, evitando di sostituirli completamente agli alimenti freschi.
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Ridurre gradualmente il consumo di bevande zuccherate o dolcificate, che rappresentano una delle maggiori fonti di calorie vuote.
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Prestare attenzione anche a zucchero, sale e grassi saturi in prodotti che appaiono tradizionali ma che possono contenere ingredienti processati.