A rischio una filiera, quella della norcineria, da 20 miliardi. A lanciare l’allarme è Coldiretti Bergamo, dopo i casi di pecore e vitelli sbranati dai lupi nelle valli bergamasche. Un problema, quella della sempre più massiccia presenza dei lupi, che si aggiunge a quella incontrastata di cinghiali, che devastano il raccolto insieme a cervi, nutrie e corvi. Ma per i cinghiali c’è anche il problema del rischio di diffondere la peste suina africana (Psa), con lo stop, in caso di contagi accertati, all’esportazione di carni suine.
“Ormai in tutti gli incontri che facciamo sul territorio – spiega il presidente di Coldiretti Bergamo Gabriele Borella – emerge con forza l’esigenza di risolvere questa piaga che diventa di giorno in giorno sempre più grave. I nostri associati sono esasperati e non ne possono più. I cinghiali rappresentano anche il principale veicolo di diffusione della peste suina africana, una malattia innocua per l’uomo ma che minaccia la sopravvivenza della norcineria nazionale, una filiera che vale complessivamente circa 20 miliardi. Secondo le attuali regole, basta un cinghiale malato rinvenuto a chilometri di distanza da una stalla per far scattare la decisione di abbattere migliaia di maiali perfettamente sani. E’ un rischio gravissimo”.
Coldiretti Bergamo ha da tempo avviato una campagna per sensibilizzare le autorità al problema della presenza incontrollata dei cinghiali, che distruggono i raccolti e rappresentano anche un rischio per la pubblica incolumità, visti gli incidenti provocati da questi animali.
Problema a cui si aggiunge ora quello dei lupi, dopo le ultime denunce fatte da allevatori della zona. Su questo problema Coldiretti chiede un cambio di passo. Nell’interesse di tutta la comunità: “Non solo gli agricoltori non possono convivere costantemente con questa spada di Damocle che pende sulla loro testa – sottolinea Borella – ma il proliferare incontrollato di questi animali rappresenta una grave minaccia anche per la sicurezza dei cittadini. La fauna selvatica oggi è, a tutti gli effetti, un problema sociale che si ripercuote sull’intero il territorio”.
Dal punto di vista economico, infatti, il rischio danni provocati dagli animali selvatici disincentiva i giovani a lavorare nel settore primario, con conseguenze negative anche nel settore del turismo.