C’è Bergamo tra le province italiane che in 11 anni hanno perso il maggior numero di artigiani in termini assoluti: 10.237 in meno dal 2012 al 2023 (l’ultimo anno preso a riferimento dalla Cgia di Mestre nella sua indagine). Peggio ancora fa Brescia, dove nello stesso periodo si sono persi 10.454 artigiani. Un numero inferiore solo a Torino con -21.873, Milano con -21.383 e Roma con -14.140.
In termine percentuali, la provincia di Bergamo ha perso in dieci anni il 22,5% dei 45.531 artigiani che aveva nel 2012. Una percentuale superiore a quella di Brescia, dove la perdita è stata del 20,6%.
Negli 11 anni presi in considerazione è Vercelli la provincia, con il -32,7% ad aver registrato la variazione negativa più elevata d’Italia nel numero di artigiani. Seguono Rovigo con -31%, Lucca con -30,8% e Teramo con il -30,6%. Napoli (-8,1%), Trieste (-7,9%) e Bolzano (-6,1%) sono le province con il calo percentuale minore.
In tutta Italia si è assistito a un calo di quasi 410mila persone (-73mila solo nell’ultimo anno) che svolgono attività artigianale come titolari di azienda, dipendenti o collaboratori. Ora il loro numero in totale sfiora appena quota 1.457.000.
L’Ufficio studi della Cgia, che ha elaborato i dati dell’Inps e di Infocamere/Movimprese, lancia l’allarme anche rispetto al numero delle imprese artigiane, in forte diminuzione. Se nel 2008 (anno in cui si è toccato il picco massimo di questo inizio di secolo), in Italia le imprese
artigiane erano pari a 1.486.559 unità, successivamente sono scese costantemente e nel 2023 si sono fermate a quota 1.258.079.
La Cgia di Mestre evidenzia che questa riduzione in parte è anche riconducibile al processo di aggregazione o acquisizione che ha interessato alcuni settori dopo le grandi crisi 2008/2009, 2012/2013 e 2020/2021. Una spinta verso l’unione aziendale che ha aumentato la produttività in alcuni comparti (in particolare del trasporto merci, del metalmeccanico, degli installatori impianti e della moda), riducendo il numero complessivo degli addetti.
Ma soprattutto il calo degli addetti nell’artigianato va ricondotto alla minore propensione dei giovani a svolgere lavori manuali: si stima che in Italia ci siano oggi più avvocati (237mila) che idraulici (180mila).
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